Bagheria, minacce all’assessore ai Servizi sociali Puleo: «Il bisogno non giustifica la violenza»

Hanno occupato gli uffici dei Servizi sociali durante l’orario di ricevimento, poi avrebbero pesantemente minacciato l’assessore competente, Maria Puleo, e rotto la vetrata posta all’interno dei locali. Protagonisti due coppie di coniugi di Bagheria, «persone che vengono spesso negli uffici dei Servizi sociali, dai quali sono stati assistiti in passato con dei contributi. Questa volta mi hanno minacciata per chiedere una casa popolare», spiega Maria Puleo. 

Sul posto, dove erano presenti decine di persone in attesa per espletare l’inoltro di domande di sostegno al reddito da parte dell’amministrazione, è arrivata anche una volante della la polizia. «Ma è hanno rotto la vetrata e il servizio è stato comunque completamente interrotto dalle 9.30 fino alle 13», spiega la componente della giunta guidata da Patrizio Cinque del Movimento 5 stelle. «Mercoledì 11 febbraio – aggiunge Puleo – le stesse persone avevano già occupato l’ufficio di ricevimento al pubblico, solo che si era riusciti a riprendere il servizio in poco tempo». Solidarietà a Puleo è stata espressa, oltre che dal M5s di Bagheria, anche dal gruppo parlamentare all’Assemblea regionale siciliana.

Puleo, commentando l’episodio, afferma che «il bisogno non giustifica la violenza, soprattutto in questo periodo di risorse limitate per l’amministrazione, con il Comune di dissesto dallo scorso maggio. In attesa dei fondi regionali della legge 328 e dell’avvio di cantieri di servizio – prosegue -, abbiamo optato per far rientrare nei servizi erogati persone che, pur avendo i requisiti, in passato non avevano avuto nulla. A questi si aggiungono i tanti casi urgenti e urgentissimi, ma la situazione non è facile, e abbiamo fatto tutto con la massima trasparenza», spiega Puleo. Che conclude con un invito: «Le persone devono probabilmente riabituarsi al rispetto reciproco, non si può essere diventare una minaccia per chi vive certi ruoli e per gli altri utenti che, con gli stessi bisogni, non hanno potuto presentare le domande».

Leandro Perrotta

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