Bagheria, fumata nera per inchiesta su Cinque Errore di notifica, udienza slitta a inizio giugno

Rinviata a inizio giugno a causa di un problema di notifica l’udienza preliminare sull’inchiesta della procura di Termini Imerese a carico del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, indagato per i reati di turbativa d’asta, abuso d’ufficio, falso, rivelazioni di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Coinvolti insieme a lui nell’inchiesta partita a settembre scorso anche altri venti dipendenti dell’amministrazione comunale. Cuore dell’inchiesta termitana sono la gestione del Palazzetto dello sport di Bagheria, la casa abusiva del cognato del sindaco Cinque e la gestione degli appalti nel settore dei rifiuti. I primi elementi raccolti dalla procura nei confronti del primo cittadino, per il quale i magistrati hanno chiesto a febbraio il rinvio a giudizio, avevano inizialmente fatto scattare l’obbligo di firma nei suoi confronti. Misura revocata dal gip in seguito all’interrogatorio di garanzia, al quale Cinque si era sottoposto rispondendo a tutte le domande del giudice.

L’inchiesta nasce dalla denuncia della dirigente del Comune Laura Picciurro su un affidamento diretto nel 2015 da parte dell’amministrazione comunale alla ditta Tech, incaricata del servizio di raccolta dei rifiuti e del loro trasferimento negli impianti di smaltimento, per un costo totale di circa tre milioni di euro. La dirigente parlò di presunte irregolarità nell’assegnazione del servizio a tale società. Durante la conferenza stampa di fine settembre, Cinque aveva invece dichiarato che «in ambito rifiuti non volevo dare cogestioni e non volevo la Tech», e si domandava piuttosto perché nessun precedente amministratore comunale né il Coinres – la società subentrata nel servizio – avesse mai subito lo stesso procedimento riservato adesso a lui.

Dopo la denuncia della dirigente Picciurro, il caso approdò alla Commissione regionale antimafia. Per poi svilupparsi in più filoni, quello appunto sull’affidamento della gestione del Palazzetto dello sport, per il quale Cinque sempre in sede di interrogatorio di garanzia ha dichiarato di aver chiesto la gestione pubblica esclusiva, in cogestione con altri enti locali; e gli abusi edilizi riguardanti la casa del cognato, al quale Cinque stesso – a suo dire – avrebbe detto di presentare un’autodenuncia per mettersi in regola. Denuncia effettivamente presentata, ma non dal cognato, piuttosto da qualcuno, rimasto ad oggi senza un nome, che a 48 ore di distanza dalla conversazione fra i due avrebbe presentato l’istanza fasulla appropriandosi dell’identità del cognato. Un mistero ad oggi ancora insoluto.

Intanto i legali del primo cittadino danno qualche anticipazione: «In caso di rinvio a giudizio, ipotizziamo già di scegliere il rito ordinario e di affrontare il processo, non ci interessa nessun rito alternativo», commenta l’avvocato Antonio Di Lorenzo, che lo rappresenta insieme alla collega Vincenza Scardina. 

Silvia Buffa

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