Azzerati i parchi archeologici catanesi Campo: «La sovrintendente? Un architetto»

«La sovrintendente Vera Greco? E’ un architetto, non un archeologo». Dice di non voler fare polemica, ma sembra parlare a nuora per far intendere a suocera l’ex dirigente dei Beni culturali siciliani Gesualdo Campo. E’ stato lui, ormai due anni e mezzo fa, a istituire i quattro parchi archeologici etnei oggi a rischio dopo il parere negativo dato dalla sovrintendente catanese al successore di Campo nominato dal governatore regionale Rosario Crocetta, Sergio Gelardi. Una vicenda rivelata oggi dal quotidiano La Sicilia e che ha subito impensierito esperti e cittadini. A rischio chiusura sono infatti i quattro parchi archeologici di Catania e provincia: quello greco-romano cittadino, il parco delle Aci, quello del Calatino e quello del Simeto. Per tenerli in vita «non sussistono le condizioni logistiche e i presupposti scientifici individuati dagli strumenti normativi vigenti», ha scritto Greco al dirigente Gelardi. E così, nella lista regionale dei futuri lavori, non compare nemmeno un parco nella provincia etnea.

La questione comincia poco dopo l’insediamento del governatore regionale Rosario Crocetta. Che, a novembre, revoca dai propri incarichi sette dirigenti siciliani: tra questi, anche Gesualdo Campo, allora dirigente dei Beni culturali, ex sovrintendente di Catania autore di scelte impopolari come lo sgombero del centro popolare occupato Experia nel quartiere Antico Corso e quello degli studenti dell’istituto d’Arte dall’ex collegio dei Gesuiti. Al suo posto, in Regione, viene nominato Sergio Gelardi. Chiamato, tra gli altri compiti, a occuparsi proprio dei parchi archeologici siciliani. Il nuovo dirigente, come primo atto, decide di chiedere un parere sulle strutture già esistenti ai nove sovrintendenti siciliani. Per capire su cosa e come apportare eventuali modifiche. La risposta della sovrintendente etnea Vera Greco forse non se l’aspettava nemmeno lui: «La sovrintendenza di Catania propone di non inserire alcun parco archeologico nel territorio della Provincia “in quanto non sussistono le condizioni logistiche e i presupposti scientifici individuati dagli strumenti normativi vigenti”», scrive Gelardi citando il parere di Greco.

I primi a insorgere sono proprio i dirigenti responsabili dei parchi in questione, mai interpellati. Ma a non averla presa bene è anche chi quelle zone archeologiche nel 2010 le ha volute, cioè Gesualdo Campo. «E’ ovvio che, se io le ho istituite, penso che ci siano le condizioni sia logistiche che scientifiche per mantenerle», spiega, sollecitato sulla questione. Che ha continuato a seguire fino a nemmeno tre mesi fa, momento della revoca dell’incarico. «Certo è che la sovrintendente Greco è un architetto e non un’archeologa». Che alla Regione non ha inviato alcun parere del responsabile dell’unità operativa archeologica. Nessuna polemica, comunque, ci tiene a sottolineare Campo. «In fondo le sovrintendenze uniche che permettono anche a un amministrativo, senza titoli scientifici, di ricoprire quel ruolo sono un’anomalia tutta siciliana – aggiunge – Occuparsi di tutto significa non occuparsi di niente».

E a dirlo è proprio lui che, secondo voci insistenti in passato, avrebbe deciso di creare i parchi archeologici proprio per favorire la scalata di Vera Greco alla sovrintendenza. Sistemando i suoi rivali, per titoli e competenze, nei ruoli dirigenziali dei parchi. «Tutte balle, pura dietrologia – dice Campo – Io sono stato sovrintendente a Catania per più tempo dell’architetto Greco. Mi addolorava il fatto che nella provincia fossero assenti parchi archeologici e ho individuato questi quattro». In ogni caso, anche se Campo non lo dice, quella della Greco è quasi una pugnalata alle spalle. «Chi ha lavorato lì c’è andato prima titubante, trattandosi di progetti sperimentali, poi felice», dichiara.

Importante, secondo l’ex dirigente dei Beni culturali, chiarire i termini della questione. «A sparire dovrebbero essere le strutture intermedie, ma sempre regionali, create per promuovere i parchi archeologici e non i parchi in sé», spiega. Anche perché «le pietre stanno sempre là». Difficile prevedere il loro futuro però. Quasi certamente non la costituzione di enti. «In tempi di spendig review – spiega Campo – la Regione ha recepito una normativa nazionale secondo cui tutto quello che poteva essere gestito direttamente doveva essere accentrato. Senza la creazione di nuovi enti». Esattamente quello che è stato fatto nel 2010 da Campo, spiega lui stesso, «con la soddisfazione di vedere la normativa siciliana sui parchi archeologici ripresa come esempio dalla direttiva nazionale». A come procedere ci penserà comunque il suo successore. Campo, che dopo la revoca del suo incarico dirigenziale ha chiesto i suoi cinque mesi di ferie arretrate, conclude dicendo: «Ha presente lo scrittore libanese Khalil Gibran? Diceva che solo salendo su una montagna si può vedere la valle nella sua interezza. Ecco, io adesso sono sulla montagna. E osservo».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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