«Se non si troveranno fondi alternativi nelle casse della Regione, saremo costretti a chiudere». È l’allarma lanciato da Grazia Muscianisi, responsabile del Centro recupero fauna selvatica di Valcorrente, a Belpasso. Un sos condiviso da tutte e sette le strutture nate per accogliere animali feriti e rimetterli in libertà dopo il periodo di cura e proteggere l’ecosistema nel quale si trovano. A denunciare l’azzeramento del capitolo di spesa destinato ai centri è il presidente della commissione regionale Ambiente, Giampiero Trizzino (Movimento 5 stelle). «Il bilancio regionale per il 2014 non ha previsto un euro. Che senso ha vantare parchi e riserve di prim’ordine se poi gli strumenti a tutela vengono messi alla berlina?», chiede il deputato grillino. Assieme al collega del Pdl Giorgio Assenza ha presentato due emendamenti, votati all’unanimità dalla commissione, per garantire almeno il rimborso delle spese già avanzate nel 2013 stimate dai due onorevoli in 400mila euro e congelare fondi per 640mila euro utili per il prossimo anno.
Ma la situazione per le strutture regionali è da tempo complicata. «Non possiamo farcela più – prosegue con amarezza la responsabile – Già avevamo deciso di chiudere i battenti a gennaio», e quasi due anni fa il centro regionale recupero fauna selvatica e tartarughe marine di Comiso aveva lanciato un simile allarme. «Nessuno ci rimborserà niente – osserva con rassegnazione l’esperta – Ma lo abbiamo fatto perché crediamo nel nostro lavoro». Adesso, la notizia dei tagli non fa che scoraggiare ulteriormente il personale dei centri. «Abbiamo avuto degli incontri con i colleghi e i dirigenti regionali, ma ancora non si sa come potranno venirci incontro. E fino a che non avremo i soldi nel cassetto non crederemo a nulla», anticipa.
Tra pochi giorni, «allenteremo la nostra attività – spiega Muscianisi – Temo che non sarà possibile fare nuovi interventi». Verranno mantenuti e successivamente liberati gli animali che si trovano nella struttura, ma non si faranno interventi esterni. E con la stagione venatoria ancora in corso, e i ferimenti accidentali di specie più o meno protette, rischia di trasformarsi in un problema non da poco. «La questione ricadrà anche suo cittadini e sulle forze dell’ordine, che non sapranno più a chi portare gli animali feriti». Un ulteriore fatto che complica la questione è legata ai flussi migratori della fauna. Il centro di Belpasso, infatti, non si occupa solo di esemplari stanziali, ma anche di quelli di passaggio nell’isola e la loro salvaguardia ha inevitabili ricadute su altri territori. «Siamo in un epoca nella quale ogni essere vivente, anche un passerotto, è importante per l’ecosistema».
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