L’anno nuovo è appena sopraggiunto e le speranze, i buoni propositi, i lunedì del “mi metto a dieta” e i tamponi fai da te non sono mancati per nessuno.
La voglia di mettere punto e ricominciare da zero si scontra cinicamente con la realtà di una
situazione sociale e individuale paradossale, intrisa di necessità di vivere e paura del domani.
Come
barcamenarsi e sopravvivere senza sprofondare negli abissi di una confusione infernale in cui si
sguazza oramai da tempo immemore?
Come sempre, i parametri giuridici soccorrono chiunque voglia individuare il bandolo della matassa
con onestà intellettuale e curiosità.
Per tale ragione, l’odierno appuntamento della rubrica Avvocata Cinica apre le porte del 2022 con
la disamina di un termine che profuma di cultura e riecheggia di eleganza e professionalità.
Senza
ulteriormente tergiversare, infatti, l’ausilio che il diritto ci suggerisce è quello del ricorso al termine “fattispecie”.
La locuzione prescelta, dal latino facti species (apparenze di fatto), indica quel caso particolare e
determinato che costituisce la base o il punto di riferimento del discorso. In diritto, la medesima
parola rappresenta il complesso delle circostanze oggettive che interessano un rapporto giuridico.
Perché, dunque, la fattispecie può diventare la nostra lanterna in un cammino buio e costellato di
ostacoli? Perché siamo diventati dei Diogene della modernità che, come il filosofo per le strade di
Atene del 400 a.c., vagano per le vie del mondo con un lucernaio in mano sentenziando “cerco
l’uomo” (o “cerco il positivo”, che dir si voglia)?
Il corso e ricorso storico di gesta e comportamenti già tenuti da altri non fa altro che suggerire che
la ciclicità degli eventi che hanno caratterizzato il mondo si riproporrà per sempre, nella speranza
che finalmente qualche onesta anima pia si renda conto che da ciò che è stato è anche possibile
imparare senza pretendere di dover necessariamente inventare qualcosa di nuovo.
Invece, la lanterna della fattispecie può diventare sinceramente illuminante in una logica
ricognizione mentale di quello che è giusto o non è giusto pretendere e, dunque, fare.
Il diritto nasce, si evolve e in ogni caso esiste per mettere ordine nel caos che solo il genere umano
è in grado di generare. Per lo stesso motivo, dando per scontato che la specificità e diversità di ogni
comportamento sia imprevedibile e non classificabile, il diritto ha deciso di operare per fattispecie
generali e astratte, indicando dunque le cornici, i perimetri di massima all’interno dei quali
muoversi con scienza e coscienza nel rispetto di tutto e tutti.
Il consiglio spassionato e l’obiettivo di queste righe è, quindi, il seguente: nessuna confusione e/o
indicibile preoccupazione deve assalirci in quanto, rispettando capillarmente i precetti giuridici e
affidandoci alla scienza, alla medicina e al buon senso del legislatore sarà possibile superare ogni
tempesta, anche quella che dura irrimediabilmente da qualche anno e che ha stravolto
profondamente il nostro modo di pensare, lavorare e vivere.
Senza fraintendimenti di sorta, si invita il prossimo a un promettente stay positive, lontano dal
negazionismo distruttivo e sconclusionato che soddisfa soltanto gli estimatori della lotta contro i
mulini a vento del Cervantes nel Don Chisciotte della Mancia.
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