Nessuno scontro, nessuna crociata. Solo un confronto, magari inatteso, su cavilli che attengono all’universo normativo e alle pieghe della burocrazia, ma che niente ha da vedere con lotte intestine e la politica. È questa la versione che rimbalza tra Messina e Palermo, le due città su cui si muove la polemica estiva che vede al centro dell’attenzione Autostrade siciliane – l’ex Cas che ha cambiato nome nel 2021 nel momento in cui l’Ars ha approvato la sua trasformazione in ente economico – e l’assessorato regionale Infrastrutture e Trasporti. O meglio, come tiene a sottolineare il direttore generale Salvatore Minaldi a MeridioNews, «il dipartimento Infrastrutture», ovvero il ramo dell’amministrazione guidato dal dirigente generale Fulvio Bellomo.
Minaldi, alla guida tecnica del consorzio dal 2018, è l’uomo al centro della disputa: dopo essere andato in quiescenza, la società ha deciso di avvalersi della sua figura per un ulteriore anno sulla scia delle previsioni della legge Madia. Una proroga che, come si legge in una delibera del consiglio direttivo del 22 marzo, sarà a titolo gratuito. La decisione, però, è stata osteggiata a più riprese da Palermo. A inizio luglio, con una nota a firma del dirigente generale Bellomo, la Regione ha affermato che «per quanto riguarda gli incarichi dirigenziali, tra i quali rientra palesemente quello in parola, è escluso che essi possano essere conferiti a soggetti collocati in quiescenza per sopraggiunti limiti di età per il collocamento a riposo dei dipendenti pubblici». Una presa di posizione che in prima battuta ha portato Minaldi ad autosospendersi, ma solo temporaneamente: dopo una richiesta – «a tutt’oggi priva di riscontro», si legge in una delibera del 29 giugno – di prendere visione di un parere legale prodotto dall’ufficio legislativo della Regione, il Cas è tornato a confermare l’incarico a Minaldi sulla scorta di due pareri legali pro veritate che, il mese scorso, hanno affermato la possibilità per Autostrade siciliane di prorogare l’incarico al direttore generale.
Ma la partita non si è conclusa qui: il 6 luglio il dipartimento regionale Infrastrutture è tornato a mettere in guardia la società concessionaria della gestione delle autostrade A20 e A18. «Nelle more di un approfondimento dell’argomento, trattandosi, tra l’altro, anche di incarico dirigenziale di vertice amministrativo – si legge in una nota firmata da Bellomo e dal dirigente dell’area 1 Biagio Vivoli – si invita codesto consiglio direttivo a sospendere immediatamente la deliberazione al fine di evitare l’adozione di atti palesemente nulli che potrebbero recare significativi danni, anche di natura erariale, all’ente». Lo stesso giorno, all’invito si è aggiunta la notifica dell’avvio del procedimento di decadenza del consiglio d’amministrazione dell’ex Cas. «La prima cosa che tengo a chiarire è che non c’è alcun attrito personale con il dirigente generale Fulvio Bellomo, nessuna guerra tra l’ente e la Regione – dichiara Minaldi a MeridioNews -. Ritengo che da parte del dipartimento si stia prendendo un abbaglio, perché a dire che tutto ciò che è stato deciso dal consorzio è avvenuto nel rispetto della normativa sono due illustri giuristi». Il direttore generale, il cui incarico, tenuto conto del periodo di autosospensione, è stato rinnovato fino a giugno del prossimo anno, rimarca il fatto di avere piena fiducia da parte del governo regionale. «Al netto della diatriba sul piano normativo, è chiaro che se il presidente Nello Musumeci o l’assessore Marco Falcone avessero messo in discussione l’opportunità di avvalersi del sottoscritto lo avrebbero fatto presente e – sottolinea Minaldi – ciò mi avrebbe portato a fare un passo di lato, ma così non è stato».
In questi anni, da parte della Regione è stata più volte rilanciata la fiducia nei confronti dell’ex Consorzio per le autostrade siciliane. Attestati arrivati nella stessa fase in cui sia Musumeci che Falcone non hanno lesinato attacchi ad Anas per la gestione dell’A19 Palermo-Catania e delle strade statali. Anche per questo ha destato scalpore l’opposizione alla prosecuzione di Minaldi alla guida dell’ente. «Escludo ci siano questioni politiche in questa vicenda – commenta Minaldi al nostro giornale – Credo semmai che gli uffici abbiano deciso di agire in un’ottica di vigilanza su cui forse in passato, negli anni precedenti all’attuale gestione, si è soprasseduto. Spero che tutto si chiuda in fretta, perché davvero tutto è stato fatto a norma di legge e all’insegna della trasparenza». E mentre da Palermo arrivano segnali su un’imminente soluzione della disputa, è naturale chiedersi cosa spinga Minaldi a rivendicare il diritto ad andare avanti, considerato che si tratta di un impegno a titolo gratuito. «Ho una pensione e non sarà un incarico remunerato, ma nella vita non si fa tutto soltanto per i soldi – replica il direttore generale -. Io ho il desiderio di portare avanti quanto si è iniziato a fare in questi ultimi anni: siamo riusciti a risanare le casse dell’ente e soprattutto abbiamo ottenuto mezzo miliardo di finanziamenti che serviranno per riqualificare e rimettere in sicurezza le autostrade che gestiamo oltre che per andare avanti nella parte sud della A18, arrivando a Modica e poi a Scicli». Nonostante tutto oggetto di molte critiche, da parte dei pendolari che ogni giorno viaggiano sulle tratte di autostrada a pagamento lamentando una qualità dei servizi non all’altezza, Minaldi rivendica il cambio di passo già avviato: «Abbiamo ricevuto finanziamenti extra per andare avanti nei controlli sulla sicurezza dei sottopassi e il rapporto con il ministero, a differenza di qualche anno fa, è tornato buono. Adesso – conclude – bisogna solo continuare a lavorare sodo nell’interesse di tutti».
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