Autostrade, nuovo gestore e futuro pedaggio su A19 Ma la mole di debiti rischia di restare alla Regione

Il pedaggio lungo la A19 ci sarà. L’autostrada che attraversa il cuore della Sicilia, tagliando le province di Enna e Caltanissetta per collegare Palermo e Catania, sarà dotata di caselli a tutte le uscite. L’ipotesi è che avvenga a partire dal 2020, la data stimata per il completamento del piano di ammodernamento da 842 milioni di euro che l’Anas ha varato un anno fa. Ad annunciarlo a Sala d’Ercole è stato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio. Un lungo intervento per dare le prime ufficiali spiegazioni sul futuro delle autostrade siciliane, al momento gestite in parte dal Cas (il consorzio partecipato al 90 per cento dalla Regione) e in parte dalla stessa Anas. Un quadro che dovrebbe venire stravolto. 

«La nuova società – ha spiegato Pistorio – sarà siciliana con sede legale in Sicilia, pagherà le tasse in Sicilia e sarà il più grande operatore economico in Sicilia. La nuova società non sarà dell’Anas a Roma, si chiamerà Cas, Concessionario autostrade siciliane, vedrà la partecipazione di Anas e della Regione o del Cas (inteso come attuale consorzio autostrade siciliane ndr)». Per trasferire le attuali concessioni al nuovo soggetto servirà un intervento normativo da parte del Parlamento. Ma la strada per arrivare a questa soluzione è lunga e, al momento, ancora fitta di nodi irrisolti. A cominciare dalla questione economica.

Qual è la condizione attuale del consorzio Cas? È cosa risaputa che il ministero delle Infrastrutture, a seguito di ispezioni sul campo, ha contestato formalmente un lungo elenco di inadempienze: «600 punti di non conformità al codice della strada», li definisce lo stesso Pistorio. Da cui ne sarebbero dovuti derivare interventi di manutenzione straordinaria, quantificati in 130 milioni di euro. Che sono stati realizzati solo in minima parte, per mancanza di risorse e di personale. A questo si aggiungono i contenziosi verso le ditte appaltatrici che attendono di essere pagate. E qui il mistero si infittisce. 

L’assessore, incalzato dall’opposizione, ammette di non sapere quantificare al momento il valore del contenzioso. «È di dimensioni molto consistenti – sottolinea -. Noi abbiamo un’analisi del contenzioso dal 2014 in poi, e poi c’è quello pregresso che grava soprattutto sulla Messina-Palermo e che ha effetti molto rilevanti anche sulla quotidianità, perché in assessorato abbiamo dovuto subire pignoramenti delle somme destinate al Cas, che erano destinate al pagamento delle attività sulla Siracusa-Gela e, ovviamente, i creditori si sono avvalsi della figura del pignoramento». Secondo l’assessore il problema è nel sistema di finanziamento: «È il Cas che deve anticipare le somme per pagare le ditte, poi deve rendincontare la spesa, dopodiché il ministero autorizza l’Anas a pagare il Cas. Questa farraginosa procedura – continua Pistorio – comporta inefficienze, nonché l’iscrizione di riserve molto consistenti di contabilità, preludio di possibili contenziosi. Peraltro, la natura di ente pubblico non economico fa sì che il Cas non possa essere ricapitalizzato dalla Regione siciliana, che tra l’altro non avrebbe neanche le risorse per ricapitalizzare il Cas». 

Da qui la necessità di cambiare. Scartata la privatizzazione del consorzio – che in altre Regioni italiane è stata fatta – resta la strada del nuovo soggetto giuridico. Che però, nell’ipotesi a cui lavora il governo regionale, non si accollerebbe i contenziosi del vecchio Cas. Un po’ come per Alitalia si potrebbe assistere alla nascita di una nuova good company, a fronte della vecchia bad company. A esplicitare questo rischio in aula è Giancarlo Cancelleri, deputato del Movimento 5 stelle. «La good company parte – afferma -, nuova società mista Cas e Anas, partiamo alla grande, facciamo investimenti, non abbiamo debiti. La vecchia rimane Consorzio Autostrade Siciliane, quindi rimane una partecipata al 100 per cento della Regione che ha degli immobili strumentali ma che ha una montagna di debiti che ad oggi non sono neanche quantificati. Il rischio – continua – è che stiamo dando, senza che nessuno ci dia nulla in cambio, allo Stato la metà dei nostri pedaggi della Me-Pa e della Me-Ct e di quella che sarà la Sr-Gela e in cambio non abbiamo praticamente niente, e dall’altro lato ci stiamo tenendo i debiti e li stiamo regalando ai cittadini come fine legislatura di quest’anno». Pronta la replica di Pistorio. «Se noi questo nuovo soggetto giuridico, economico, imprenditoriale lo graviamo di un contenzioso insostenibile ne depotenziamo le capacità di sviluppo e, ovviamente, priviamo il territorio di una capacità di intervento molto seria». 

Oltre a un dettagliato resoconto del passato, Pistorio ha voluto illustrare all’aula anche i progetti per il futuro: «Finalmente – ha detto – è stata firmata la concessione per la Catania-Ragusa, un’autostrada realizzata in concetto di finanza: 400 milioni di intervento sono in quota pubblica (200 Regione e 200 lo Stato), 450 milioni sono del Concessionario privato che, ovviamente, ha fatto un piano economico finanziario che prevede l’istituzione del pedaggio». Per poi tornare sull’ipotesi del pagamento anche lungo la Palermo-Catania: «Se nel 2020 l’Anas completa l’intervento manutentivo sull’autostrada Catania-Palermo e la rende un’autostrada moderna ed efficiente, Il pedaggio lo pagano i catanesi e i messinesi sulla Messina-Catania e lo paghiamo sulla Catania-Palermo, se è un pedaggio equilibrato, non vedo perché non possa essere pagato anche sulla A19».

Salvo Catalano

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