Autonomia dell’Isola in bancarotta. Arrivederci cultura: i Teatri lirici e di prosa dell’Isola passano alla Caritas. Non ci resta che il Muos

La Regione siciliana è tecnicamente fallita. Lo dimostrano i numeri di quella che un tempo era la Tabella H oggi ridotta a una mensa della Caritas per la cultura.

Fine dei soldi. Si salvano solo i soggetti culturali istituiti per legge. Si salvano solo per morire di fame. Per esempio i Teatri. Ecco le cifre: 200 mila euro per lo Stabile di Catania, 300 mila per il Massimo Bellini di Catania, 200 mila per il Teatro di Messina, 300 mila per il Biondo di Palermo, 200 mila per l’Inda, 300 mila per la Fondazione orchestra sinfonica siciliana, 300 mila per il Teatro Massimo di Palermo. Poi 200 mila euro per i Teatri comunali che non ‘beccano’ contributi regionali.

Signori, lo spettacolo è finito. Con 300 mila euro a testa il Teatro Massimo di Palermo e il Bellini di Catania non ci pagano nemmeno le pulizie dei sottoscala. Altro che produzioni di grandi opere liriche!

Cerchiamo di essere seri. Il Teatro di prosa e lirico, a Palermo e a Catania, sono cose importanti. Segnano lo spirito di queste due città. E’ la forza della cultura che, in tutti questi anni di stragi e di morti, ha dato a Palermo e a Catania la forza di andare avanti.

E’ la cultura che ci ha consentito di sognare, nonostante tutto. Se chiude la cultura Palermo e Catania non ci sono più.

Non conosciamo molto bene la situazione di Catania. Ma a Palermo, negli ultimi due anni, la lirica ha subito colpi durissimi. Abbiamo assistito a spettacoli tremendi. Quanto al Teatro Stabile Biondo di Palermo, beh, non c’è bisogno di alcun commento: si commenta da sé.

La Regione non è più in grado di sostenere le attività culturali della Sicilia. Prendiamone atto. Con la Tabella H in stile Caritas si chiude un’epoca. Dai 50 milioni di euro canonici La Tabella H è passata ai 36 milioni di quest’anno. E’ stata impugnata ed è ridotta a 9 milioni raccattati qua e là.

Giusto sostenere ciechi e sordi. Ma i Teatri lirici e di prosa, la musica sinfonica e, in generale, tutte le attività culturali non possono essere trattate così. La cosa che colpisce è che la politica siciliana – questa politica – non capisce il segnale che sta inviando all’universo mondo. Un segnale ferale. 

Dietro quello che sta succedendo ci sono i pesanti tagli subiti quest’anno dal Bilancio regionale. Quando lo Stato, in un solo colpo, si prende 914 milioni di euro tutto va a farsi benedire. La metà dei Comuni dell’Isola è allo sbando. Quello che resta delle Province, mutilate degli organi elettivi, non sa nemmeno se pagherà gli stipendi ai dipendenti. Le Province gestivano la logistica dei Licei e delle scuole superiori.

Nel silenzio generale lo Stato si sta accollando la gestione di queste scuole.

Chiudiamo i Teatri e cediamo allo Stato la logistica delle scuole. Roma sta smantellando la nostra autonomia culturale non con una legge costituzionale, ma togliendoci le risorse finanziarie. Con la connivenza di un Governo regionale imbelle.

Mentre si prende 914 milioni di euro nega l’esistenza degli articoli 37 e 38 del nostro Statuto. E ci impone il Muos di Niscemi dicendo, di fatto, ai militari americani: tranquilli, la Sicilia è una colonia, sta sotto il nostro tallone. Lì comandiamo noi.

E’ il tracollo dell’Autonomia. Un’Isola calpestata. Con la cultura umiliata.

 

Redazione

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