Autobus inaccessibili e barriere architettoniche La Palermo Unesco che dimentica i disabili

C’è chi aspetta ore. E chi l’autobus se lo vede passare davanti senza avere la possibilità di prenderlo. Per un disabile che vive a Palermo muoversi con i mezzi dell’Amat resta un’impresa difficile. Di più. Un calvario. «I disservizi si registrano in tutta la città, anche se a soffrire di più sono le periferie» dice Filippo Santamaria, presidente dell’associazione per i diritti dei disabili Who is Handy?. Lui è fortunato. Il deambulatore gli consente una maggiore libertà di movimento. Ma chi vive su una carrozzina si scontra ogni giorno con difficoltà crescenti. «Pedane rotte o malfunzionanti, che gli autisti talvolta non sanno neppure come manovrare – racconta – e mezzi che spesso non si fermano per far salire a bordo i disabili». Se le pedane elettriche non funzionano gli autisti devono fermare il bus, scendere e azionare quella manuale. Un’operazione che diventa complessa soprattutto nelle ore di punta. «Così spesso gli autisti ci dicono di aspettare il prossimo mezzo, nella speranza che salire a bordo sia più facile» denuncia Santamaria.

Lo scorso luglio Carlo Dones, consigliere dell’Ottava circoscrizione di Sinistra ecologia e libertà, ha inviato una nota al Comune elencando le criticità legate agli scivoli di accesso agli autobus. «I dati che Palazzo delle Aquile mi ha fornito sono allarmanti – dice -: su 156 mezzi controllati dall’azienda di trasporti nel bimestre settembre-ottobre il 23 per cento riscontrava guasti alle pedane mobili che servono per accogliere a bordo chi ha problemi deambulatori». La percentuale di malfunzionamenti aumenta di mese in mese. Così, ad esempio, sempre in base ai numeri forniti dal Comune, nel bimestre gennaio-febbraio di quest’anno i disservizi hanno raggiunto quota 20 per cento, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2014. A settembre-ottobre dello scorso anno, invece, su 136 mezzi controllati i disservizi erano pari al 10 per cento. «Rispetto ai primi due mesi dello scorso anno la percentuale è aumentata del 130 per cento – denuncia Dones -. Bisogna prestare maggiore attenzione a questo tema e adottare tutti i provvedimenti in grado di invertire questa tendenza. Quando si valuta la qualità dei servizi pubblici offerti alla città lo si fa considerando anche l’accessibilità per i soggetti disagiati».

Persino ottenere il pass per i disabili diventa un’odissea. «Occorre recarsi di persona in piazzale Giotto e se si vive all’altro capo della città si possono impiegare ore. Così in molti rinunciano». Nella Palermo dell’Unesco l’attenzione ai diversamente abili resta bassa. Almeno nei fatti. «I mezzi pubblici non accessibili sono solo uno dei problemi perché mancano le cose basilari – dice ancora Santamaria -. In piazza Verdi, nel cuore della città, davanti alla rivendita di tabacchi Ribaudo, ad esempio, c’è uno scivolo con una pendenza del 12 per cento: chi è in carrozzina rischia di cadere a meno che non sia accompagnato. Poco distante l’ufficio postale resta inaccessibile ai diversamente abili a causa di un gradino alto 40 centimetri che può diventare una barriera architettonica anche per un anziano. Per non parlare delle rampe dedicate ai disabili perennemente occupate da auto e bancarelle».

Pensare una città a misura di disabile è impossibile senza il coinvolgimento dei diretti interessati. «Mi ero offerto di fornire assistenza gratuita perché Palermo diventasse la prima città in Italia a legiferare in favore dei disabili dopo aver ascoltato chi vive quotidianamente disservizi e criticità, ma non ho ottenuto nessuna risposta» dice ancora Santamaria. Per il presidente di Who is Handy? la prima cosa da fare è «un censimento dei disabili» magari coinvolgendo l’ufficio Statistica dell’Università attraverso un protocollo d’intesa. Il secondo passo sarebbe «uno screening delle capacità psico/fisiche di questa popolazione che fornirebbe una risposta sui bisogni. Per avere un’idea di quanti sono i disabili in città il Comune potrebbe intanto analizzare il dato delle pensioni di accompagnamento. Il problema è che l’Amministrazione Orlando dimostra solidarietà nei nostri confronti solo a parole e non nei fatti. Oggi molti disabili sono arrabbiati e sfiduciati. La politica li ha usati come un bacino elettorale, salvo poi dimenticarsi di loro».

Eppure un altro modo di vivere è possibile. Un esempio arriva proprio dall’Università. «In questo campo è un’eccellenza – assicura Santamaria -. Il 5 marzo del 1999 è stato istituito il Cud, Centro universitario per le disabilità, grazie all’intuizione del professore Gianfranco Cupidi. È il primo in Italia e il quarto in Europa e offre servizi e assistenza gratis agli studenti disabili, accompagnandoli in un’attività di tutoraggio che fa di Palermo un esempio in tutta Europa». Proprio dentro l’Ateneo operano i 50 collaboratori dell’associazione Who is Handy?. «Io sono stato il primo a essere aiutato da questo servizio – conclude – e negli anni tantissimi ragazzi hanno potuto contare su un sostegno importante». 

Rossana Lo Castro

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