Buona prassi vuole che gli agricoltori seguano il ciclo e il ritmo della natura. Così hanno imparato a fare anche i ladri dei prodotti agricoli. Le arance vengono prese di mira tra l’autunno e l’inverno mentre adesso, invece, è tempo di frutti estivi. «Non è una questione di singoli malviventi che si improvvisano. Dietro c’è un sistema ben strutturato: quello delle agromafie. I produttori locali sono stanchi e hanno paura di denunciare – è il grido d’allarme lanciato a MeridioNews da Andrea Passanisi, da poco più di un anno presidente di Coldiretti Catania e coltivatore di avocado – Così, ci si ritrova come in questo caso ad avere la refurtiva ma non la vittima».
L’episodio cui fa riferimento Passanisi è il furto di circa 700 chili di meloni gialli – conosciuti con il nome di gialletti – avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri. Sono stati i carabinieri della compagnia di Palagonia a intercettare una Alfa Romeo 156 mentre percorreva la strada statale 417 di Caltagirone, all’altezza di Ramacca. La macchina, che procedeva in direzione opposta rispetto a quella del mezzo dei militari, è entrata in una trazzera della zona.
Qui è stata abbandonata ancora stipata di frutti, mentre i ladri si sono dileguati per le campagne circostanti. L’auto è stata ritrovata dai carabinieri senza i sedili posteriori (smontati per fare largo ai frutti), con gli ammortizzatori posteriori rinforzati (per fare in modo che il mezzo possa sostenere un peso nettamente superiore a quello previsto) e «con il lunotto posteriore spaccato da un melone fuoriuscito durante la corsa nella strada sterrata», ricostruisce a questa testata uno degli inquirenti che sta seguendo le indagini. Nonostante le ricerche degli inquirenti, non è ancora stato possibile risalire ai legittimi proprietari della merce.
«Questo – commenta il presidente di Coldiretti – è il risultato del fatto che gli agricoltori denunciano poco perché sono stanchi di questi continui forti e anche perché sono intimoriti dalla possibilità di ricevere poi delle ritorsioni». Non solo meloni, da diverso tempo anche frutti tropicali come mango e avocado vengono presi di mira. «Siamo convinti – aggiunge Passanisi – si tratti di una rete ben organizzata».
Dal campo alla tavola. «È un sistema criminale che si ripercuote su tutta la filiera». Una struttura articolata in varie fasi e con ruoli diversi. In pratica, non è detto che il ladro sia anche il venditore del prodotto rubato. «C’è chi ordina il furto, chi ruba, e chi poi rivende la merce in un mercato illegale che viene acquistata dal consumatore finale a prezzi eccessivamente bassi e senza informazioni sulla provenienza e la tracciabilità», ricostruisce. Una organizzazione che crea, a più livelli, danni significativi all’agricoltura locale. Non solo una perdita dal punto di vista economico, per la mancata vendita della merce e per i costi da sostenere per riparare i danneggiamenti, «ma anche dal punto di vista morale: a essere rubato è soprattutto il frutto del sacrificio degli agricoltori. Per questo bisogna fare squadra e denunciare».
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