Autismo, la storia del piccolo Riccardo Non sembra disabile e il Papa non lo riceve

«L’autismo è una disabilità che non si vede. Non ha la mimica facciale della sindrome di Down. Non ha la sedia a rotelle della tetraplegia. A un primo sguardo mio figlio non ha niente. Però non parla, non legge, non scrive, non gioca con i compagni, non riesce a stare in fila al supermercato». Non sono in pochi a scambiare Riccardo, 8 anni, per un bambino irrequieto. E i suoi genitori come troppo permissivi. E invece Enrico Orsolini, avvocato catanese e vicepresidente dell’associazione Autismo Oltre, dal 2012 si batte per sensibilizzare i cittadini a questa sindrome comportamentale. E lo fa anche oggi, in occasione della terza fiaccolata per la dignità autistica, prevista per le 18 in piazza Università.

Secondo le recenti statistiche, l’autismo interessa un bambino su cento. Un tragico salto in avanti rispetto a circa trent’anni fa quando questo disturbo colpiva un neonato su duemila. «A oggi l’autismo è l’invalidità maggiormente riconosciuta dall’Inps – spiega Orsolini – L’istituto superiore di sanità ha pubblicato una lista dei metodi educativi utili e di quelli che non lo sono, eppure la Regione Sicilia continua a prevedere solo quelli inutili». Come l’aiuto di un logopedista, «decisamente inutile per un bambino che non parla affatto», continua il genitore. Problematiche non conosciute da gran parte dell’opinione pubblica, anche e soprattutto per l’aspetto non evidente della sindrome. Che porta spesso a casi di discriminazione, come quello accaduto proprio al figlio di Orsolini e raccontato dal fratello Luigi, 10 anni tra poche settimane, in una lettera a papa Francesco.

«Io ho fatto un’esperienza meravigliosa a Roma con la mia famiglia; i membri sono: mio padre Enrico, mia madre Laura e mio fratello Riccardo.

Le volevo raccontare di mio fratello: lui è autistico, ha una invalidità non fisica, ma mentale! Lui ha la difficoltà nel parlare, non socializza così in fretta con gli estranei.
Noi siamo andati a Roma a marzo: siamo stati all’udienza papale del mercoledì.
Avevo sentito dire da mia madre che gli autistici si potevano mettere in prima fila vicinissimo a Lei.

Mia mamma si era avvicinata a Lei con Riccardo e con il suo certificato e chiedeva di farla passare con Riccardo, ma il carabiniere ha risposto che solo quelli con la sedia a rotella si potevano avvicinare a Lei. Io e mio padre siamo rimasti scioccati da questo fatto.
Mio padre è presidente dell’associazione Autismo Oltre: questa associazione è nata per far riconoscere questa disabilità. Avrei una richiesta da farLe: se cambiasse questa regola. Spero che Lei accetti la mia proposta. Se non si può realizzare sono felice lo stesso perché mi ha ascoltato.

Con affetto.

Luigi Catania»

Redazione

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