Augusta, M5s sfida liste civiche di centrodestra Candidata grillina ex Pdl: «Tesserata senza saperlo»

Due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose e un debito che, a seconda delle stime, è compreso tra 40 e 102 milioni di euro. È la situazione che si troverà ad affrontare il prossimo sindaco di Augusta. La cittadina del Siracusano si appresta a tornare alle urne, per il turno di ballottaggio che vede confrontarsi la candidata del Movimento cinque stelle, Cettina Di Pietro, avvocata penale, e Nicky Paci, ex consigliere e assessore della provincia di Siracusa con l’Udc, oggi sostenuto da diverse liste civiche con una chiara impronta di centrodestra. 

Augusta è il secondo Comune, oltre a Gela, in cui i grillini si giocano le proprie carte per vincere. In entrambi i casi partono in leggero vantaggio, alla luce del risultato del primo turno. Di Pietro ha chiuso davanti con il 31 per cento dei voti. Paci si è fermato al 25. Ma il risultato di domenica resta aperto. «Sfatiamo un mito – precisa la candidata dei Cinque Stelle – noi non ci alleiamo con nessuno, ma siamo aperti al confronto con altre realtà, non c’è destra o sinistra, valgono solo le buone idee». Buone idee che Di Pietro ha sin dall’inizio individuato nel candidato Marco Stella, giunto quarto al primo turno e che, forte del suo 10 per cento, potrebbe risultare determinante. Anche se non ci sono ufficialmente matrimoni. 

Chi vincerà dovrà fare i conti col recente passato. L’ultimo sindaco, Massimo Carrubba, del Pd, è stato accusato, così come altri politici locali, di essere sceso a patto con Cosa Nostra, in particolare con il clan dei Nardo di Lentini. La gestione commissariale, però, non avrebbe risolto tutti i problemi. «C’è ancora molto da fare – precisa Di Pietro – non basta la riorganizzazione degli uffici che è stata fatta». A non essere piaciuta al Movimento cinque stella è stata anche la scelta dei commissari di non dichiarare il dissesto e di aver presentato un piano di riequilibrio che è stato più volte bocciato dalla Corte dei Conti. «Se vinciamo avvieremo una procedura di dissesto guidato – afferma l’avvocata – d’altronde non presentando un nuovo piano di riequilibrio, il provvedimento scatta in automatico». Troppo alta la mole di debiti per continuare ad amministrare normalmente. «Secondo i conti dei commissari sono 40 milioni, ma noi, basandoci su documento della magistratura contabile, stimiamo siano 102 milioni di euro». Un macigno su qualunque progetto di rilancio. 

Eppure l’elenco delle priorità, secondo Di Pietro, è chiaro: «C’è da affrontare il problema dell’allaccio alla depurazione delle acque reflue, per cui siamo già stati sanzionati dall’Unione europea, e serve approvare il piano regolatore generale». Ma Augusta è naturalmente anche questione ambientale. Sul suo territorio insiste parte di uno dei poli petrolchimici più grandi d’Italia. L’attualità porta al centro della discussione un altro tema: la realizzazione di un impianto polifunzionale di smaltimento dei rifiuti, anche pericolosi, chiamato piattaforma Oikothen. Dietro c’è il gruppo Marcegaglia, ex presidentessa di Confindustria. Oltre a imprenditori locali che detengono quote minoritarie. La passata amministrazione, quella finita nelle indagini per mafia, si era opposta. Ma il Comune ha perso il contenzioso e proprio nei giorni scorsi è stata confermata la prima autorizzazione. «È un’altra nota dolente dei commissari che non hanno portato avanti il contenzioso – sottolinea la candidata grillina – noi impugneremo il decreto autorizzativo davanti al Tar e abbiamo chiesto alla Regione di fare altrettanto. Questa è già la terra con la più alta incidenza di mortalità per tumori». 

Nelle fila della coalizione che sostiene Nicky Paci ci sono diversi esponenti che hanno militato in partiti di centrodestra. Pippo Gianni, deputato regionale, ex Udc e Pid, oggi Centro democratico, avrebbe avuto un peso importante nella composizione delle liste. Uno degli assessori designati da Paci è Pietro Forestiere, leader cittadino di Fratelli d’Italia, figlio di Puccio Forestiere, avvocato ed ex deputato nazionale del Pdl. Proprio nello studio di Forestiere padre, la candidata del Movimento cinque stelle, Di Pietro ha svolto, qualche anno fa, la pratica forense. Sarebbe dovuto proprio a quel periodo il fatto che la stessa Di Pietro ha avuto la tessera del Pdl fino al 2012. «Sgombriamo il campo da equivoci – spiega la grillina – la stima nei confronti di quello che era il mio mentore mi ha portato a condividere alcune idee, che non rinnego. Ad esempio la battaglia per i problemi ambientali anche in quella sede. Solo recentemente ho scoperto di essere stata tesserata, io non l’ho mai chiesto. Nel 2011 – continua – mi chiesero di votare per la nomina dei rappresentanti provinciali del Pdl, quindi andai e solo dopo ho saputo che per votare ci voleva la tessera. Diciamo che c’è stato un fraintendimento, ma io non ho pagato né firmato nulla».

MeridioNews ha provato negli ultimi giorni a porre le stesse domane al candidato Paci, non ricevendo però nessuna risposta. 

Salvo Catalano

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