Continuano le operazioni di recupero delle salme dal barcone naufragato al largo del Mediterraneo il 18 aprile 2015. A lavoro nella rada di Augusta ci sono oltre 150 persone, tra personale della marina militare, vigili del fuoco, Croce rossa e i membri dei gruppi di lavoro universitari guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Il relitto, da due giorni, si trova all’interno di una tensostruttura nella località del Siracusano.
Con il lavoro che va avanti senza soste, cresce il numero delle salme recuperate. L’ultimo aggiornamento parla di 217 corpi, anche se dare cifre esatte rimarrà fino all’ultimo un’impresa non facile, per lo stato dei cadaveri. Vanno avanti, inoltre, gli esami autoptici.
Le attività per recuperare l’imbarcazione sono state difficili e già negli scorsi mesi hanno impegnato notevolmente le autorità. Impegno gravoso che oggi caratterizza anche l’estrazione dei corpi. In tal senso la marina militare ha realizzato un’area per supportare il personale impegnato in un compito di certo non semplice, da un punto di vista sanitario ed emotivo. Tra cui un posto medico avanzato e un consultorio psicologico. Presenti inoltre due restroom, una sala operativa di supervisione audiovideo, una stazione di ricarica autorespiratori ad aria compressa e due sale riunioni. E poi anche una zona di decontaminazione e una centrale di energia elettrica e aria refrigerata, oltre alla già citata tensostruttura suddivisa.
Per consentire lo svolgimento delle autopsie, invece, è stata allestita un’area operativa, che ospita il personale proveniente dalle università di Palermo, Catania, Messina e Milano, a cui si aggiungeranno prossimamente gruppi di lavoro provenienti da Torino, Bologna, Ferrara–Parma, Bari, Salerno, Perugia, Trieste e Pavia. Dopo essere stati recuperati e analizzati, i corpi verranno riposte nelle bare, per poi essere seppellite in diversi cimiteri della Sicilia.
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