«Zona nera». È la scritta che da mercoledì campeggia a terra nello slargo di fronte a piazza Santa Maria di Gesù, al di là del viale Regina Margherita, dal 2012 punto di riferimento dei ragazzi del gruppo LiberiPensieriStudenteschi dell’Archimede, che oggi fa parte del coordinamento auto-organizzato studentesco. Una scritta simbolo di uno sfregio. «In questa piazzetta non c’è niente, qualche panchina e un lampione, ma viene comunque trattata come la reggia di Versailles», spiegano i ragazzi. Che hanno messo i cestini e colorato le panchine. La vivono la sera come punto di ritrovo, anche solo per le ultime chiacchiere della nottata prima di tornare a casa. Ma in questa settimana la piazzetta, come la chiamano, è diventata vittima di un atto vandalico da parte di un gruppo di estrema destra catanese. Da qualche anno, tutto taceva. Anche per il declino dei collettivi studenteschi e per la mancanza di coordinamento degli studenti di sinistra delle scuole superiori. Gli stessi che adesso però si sono riorganizzati e così sono ripresi gli scontri.
L’ultimo atto, in ordine cronologico, comincia martedì sera. «Quando, verso mezzanotte meno venti, una ventina di persone erano nella piazzetta per festeggiare un compleanno». Tra membri del coordinamento e amici. «A un certo punto si avvicina una macchina, scendono in quattro e vanno per attaccare un manifesto con uno slogan nazionalista di estrema destra», raccontano gli studenti. «Noi ci siamo avvicinati e abbiamo spiegato loro che qui nessuno si permette di attacchinare e che tutte le cose attaccate vengono strappate», continuano. Ma dalle parole si passa presto agli insulti e alle mani. «Loro erano in quattro, due coetanei, un trentenne noto nell’ambiente e in politica e un’altra persona che non conosciamo ma che comunque era più grande di noi». Si accende una rissa con alcuni ragazzi del coordinamento, giovanissimi intorno ai 17 anni.
Dopo qualche minuto di scontro i quattro vanno via, ma non prima di aver puntato uno dei ragazzi: «Uno di loro ha scelto uno di noi a caso e ha detto “Appena trovo il manifesto strappato, me la prendo con te”». Ma alla fine la decisione dev’essere stata quella di non attendere. Perché l’indomani, mercoledì sera, si consuma l’atto vandalico. «Alcuni di noi, passando dalla piazzetta prima di tornare a casa, hanno visto una macchina andare via con a bordo il trentenne del giorno prima – continuano gli studenti – Gli altri comunque erano tutti più grandi, i due coetanei del giorno prima non c’erano». L’auto va via, ma nello slargo resta la scritta per terra: «Zona nera». Insieme a uno striscione strappato. E ancora «il nome del ragazzo minacciato la sera prima, che però è stato scritto sul bagnato e si è quindi cancellato presto».
L’episodio non sarebbe isolato. E per questo, stamattina, nelle cinque scuole fondatrici del coordinamento studentesco sono spuntati altrettanti striscioni. «Fuori i fascisti dalle scuole e dalle città, giù le mani dalla piazzetta» e variazioni sul tema campeggiano allo Spedalieri, Archimede, Principe Umberto, Emilio Greco e Boggio Lera. Da questi istituti vengono la ventina di membri attivi del coordinamento, a cui si stanno aggiungendo studenti di altre scuole. «Il punto – concludono – è che, dopo tanto tempo, si è ricreato un gruppo di studenti medi che non ha paura di professare l’antifascismo».
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