La designazione risale a ieri. Ma, a quanto si sussurra oggi, Pietro Bellante avrebbe già rinunciato ad andare a dirigere il dipartimento regionale delle Attività produttive. Bocche cucite negli uffici dell’assessorato. “Ha rinunciato per motivi personali”, riferiscono i boatos.
Quello di Bellante è il secondo “no”. Va ricordato, infatti, che appena qualche giorno fa Vincenzo Falgares, designato alla guida di questo dipartimento, ha declinato ‘l’invito’. Con una motivazione plausibile: sua fratello è un commercialista che lavora con il dipartimento regionale delle Attività produttive. Cosa, questa, che, a parere di Vincenzo Falgares, avrebbe potuto far configurare un conflitto di interessi. Motivazione legittima.
Ieri è venuta fuori la notizia che il Governo regionale presieduto da Rosario Crocetta si era orientato a nominare Pietro Bellante, già vice capo di gabinetto dell’ex assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi. Sembrava cosa fatta, anche alla luce dell’esperienza in questa branca dell’amministrazione regionale maturata dallo stesso Bellante. Invece, stasera, la sorpresa: anche Bellante ha rifiutato l’incarico.
Che succede? Prematuro, se non sbagliato, lasciarsi andare a considerazioni ‘dietrologiche’. Fatto sta, però, che questo dipartimento della Regione siciliana sta diventando un ‘caso’. E’ come se tutti non ne volessero sapere di andare a gestire questa particolare e delicata branca dell’amministrazione regionale.
Non sfugge agli osservatori attenti che, proprio su questo particolare settore della vita pubblica siciliana, le polemiche durante e, soprattutto, nell’ultima fase del Governo Lombardo non sono mancate: e sono state polemiche al vetriolo.
Tutto è iniziato con la riforma del settore: liquidazione dei vecchi Consorzi Asi e istituzione dell’Istituto regionale per le attività produttive (Irsap). Riforma osteggiata da varie ‘aree’ della vita pubblica siciliana, compresi alcuni settori politici. Riforma voluta soprattutto dall’ex assessore Venturi e da Confindustria Sicilia.
Una svolta che ha creato non pochi problemi all’ex assessore Venturi e ai suoi collaboratori che, avviando la liquidazione dei Consorzi Asi – per esempio, all’Asi di Agrigento – hanno scoperto cattiva gestione della cosa pubblica, malversazioni e, soprattutto, interessi mafiosi che nessuno, fino ad allora, nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare.
Una situazione diventata incandescente lo scorso agosto, quando, per contrasti con l’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo – proprio su questioni legate alla gestione del dipartimento Attività produttive – Venturi ha rassegnato le dimissioni, lanciando accuse pesanti e circostanziate all’indirizzo dello stesso Lombardo.
Luglio, agosto e settembre sono stati, sul fronte dei vecchio Consorzi Asi, mesi contrassegnati da roventi polemiche. Con il Governo Lombardo che, nonostante la legge blocca-nomine, ha nominato il dirigente generale del dipartimento Attività produttive, Francesco Nicosia; il dirigente generale dell’Istituto per le Attività produttive, Salvatore Pirrone; e il commissario straordinario del Consorzio Asi di Agrigento, Luciana Giammanco. Per la cronaca, oggi nessuno dei tre è in carica.
Intanto sono venute fuori storie incredibili sulla gestione del Consorzio Asi di Agrigento. Collusioni mafiose messe in luce da Alfonso Cicero, nominato commissario dall’ex assessore Venturi e destituito dal Governo Lombardo. E sostituito, come già accennato, da Luciana Giammanco. (sulle incredibili storie di malafare del Consorzio Asi di Agrigento abbiamo messo in rete anche un video).
Manco a farlo apposta, dopo le dimissioni di Venturi succede che i commissari e i dirigenti el dipartimento Attività produttive si ‘dimenticano’ di far costituire l’amministrazione regionale nei procedimenti avviati dalla gestione dello stesso Venturi. ‘Dimenticanze’ piuttosto ‘pesanti’, visto che riguardavano procedimenti contro aziende in odore di mafia davanti al Tar (Tribunale amministrativo regionale) e al Cga (Consiglio di giustizia amministrativa).
Siamo arrivati ai giorni nostri. Nei Consorzi Asi, oggi in liquidazione, regna sovrano il caos. Questo perché il Governo – il passato Governo, quello retto da Lombardo – molto solerte nel nominare dirigenti generali e commissari – non ha provveduto a creare le condizioni amministrative per retribuire il personae di queste strutture. Gente che, da mesi, non percepisce lo stipendio.
In questo scenario arriva prima il diniego di Vincenzo Falgarer e poi il secondo diniego da parte di Bellante. Tutto nella norma, per carità. Però qualche riflessione è giusto farla.
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