Al terzo giorno di occupazione, i chiostri interni dell’ex collegio dei Gesuiti sono stati ripuliti. Via le erbacce, il fango, i detriti. Dentro il gioiello di via Crociferi, dichiarato patrimonio Unesco ma chiuso e abbandonato da ormai quattro anni, fervono i lavori da parte degli occupanti: in larga parte attivisti del collettivo Aleph, a cui si sono aggiunti alcuni studenti degli istituti superiori in stato di agitazione proprio in questi giorni. La Digos ha già fatto una prima visita chiedendo di abbandonare l’immobile, in precarie condizioni strutturali. «Ma noi lasceremo questo posto solo agli operai che verranno realmente incaricati di ristrutturarlo. Fino ad ora sono state sprecate troppe parole, ma neanche un euro è stato speso», spiega Federica Frazzetta, protavoce degli occupanti che presidiano l’edificio notte e giorno
Armati di scope, rastrelli e palette, il gruppo del Cso Collegio – com’è stato ribattezzato – ha reso fruibili due stanze al piano terra, dove in questi giorni si sono svolte le assemblee organizzative e gli aperitivi serali aperti a tutti. «Stiamo lavorando anche al primo piano per mettere in sicurezza una stanza che adibiremo ad aula studio serale», aggiunge Frazzetta. L’inaugurazione è prevista per mecoledì, l’aula sarà aperta dalle sei del pomeriggio a mezzanotte. In programma anche un doposcuola per i bambini del quartiere e una galleria d’arte permanente per chiunque abbia opere da esporre. «Iniziamo dalle piccole cose per aggregare quante più persone possibili, siamo qui per vivere questo posto e restarci a lungo», spiegano gli occupanti, che puntano il dito contro i progetti della soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, attualmente retta da Fulvia Caffo. All’inizio di novembre è stata ufficializzata la notizia dello sblocco di un vecchio finanziamento di tre milioni e 600mila euro da parte della Protezione Civile per la messa in sicurezza dell’immobile. Fondi che derivano dalla legge relativa al terremoto di Santa Lucia, nel dicembre del 1990. E’ previsto il ripristino degli impianti, la realizzazione di nuove coperture per evitare infiltrazioni d’acqua, l’eliminazione delle parti pericolanti e l’utilizzo del cortile interno. La soprintendente ha annunciato anche il coinvolgimento dei privati per l’apertura, all’interno della struttura, di caffè e bookshop. Ed è proprio contro questa iniziativa che il collettivo Aleph porta avanti la sua battaglia.
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