Assolti con formula piena perché «il fatto non sussiste». Ancora una vittoria giudiziaria per MeridioNews. A sancirla, nel processo di primo grado, è stata la giudice Ersilia Guzzetta della quarta sezione penale del tribunale di Catania. Il nostro giornale, con la direttrice Claudia Campese e il cronista Salvatore Catalano, doveva rispondere del reato di diffamazione a mezzo stampa dopo la querela presentata dall’imprenditore edile Antonio Mazzeo per un articolo pubblicato il 6 giugno 2018. MeridioNews aveva raccontato il tour in Sicilia del leader della Lega Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, atteso a Maletto, piccolo centro in provincia di Catania, a sostegno proprio di Mazzeo. Durante uno dei comizi, presente in prima fila anche uno zio del candidato condannato per mafia. Un fatto semplice e comprovato, raccontato col tono asciutto della cronaca, ma che per la procura di Catania sarebbe stato del tutto irrilevante. Di scarso interesse pubblico, insomma, per gli elettori e i cittadini. Una linea, quella dei magistrati che si sono occupati della querela, da cui ci sentiamo di dissentire, sei anni fa come oggi. Insieme a MeridioNews, sono finiti a giudizio – e oggi assolti – anche l’allora direttore del settimanale l’Espresso, Marco Damilano; il direttore del FattoQuotidiano.it Peter Gomez; oltre al collega Saul Caia.
Mazzeo si era già candidato – ma mai eletto – alle elezioni Europee del 2014 e alle amministrative del 2015 nella vicina Bronte, oltre a provare per due volte la corsa a sindaco proprio a Maletto. Il nostro giornale aveva evidenziato la presenza a un suo comizio, per le Amministrative 2018, dello zio Mario Montagno Bozzone, condannato a due anni per associazione mafiosa e all’ergastolo per l’omicidio del pastore Giuseppe Gullotti, avvenuto nel febbraio 2002. Montagno Bozzone – come si vedeva in una diretta Facebook, poi rimossa – era presente in prima fila al comizio di apertura della campagna elettorale dell’aspirante primo cittadino. Immortalato in piedi davanti al palco ad applaudire il nipote acquisito. Bozzone è infatti il marito della zia di Antonio Mazzeo (la sorella di suo padre). Quella tornata amministrativa si concluse per il politico con il 18 per cento dei consensi.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, una prima replica – pubblicata integralmente – sottolineava l’impossibilità di scegliere i propri parenti. Successivamente, la decisione di presentare querela per diffamazione e il rinvio a giudizio dei giornalisti dopo la chiusura delle indagini, firmate dalla sostituta procuratrice Rosaria Molè. A sostenere l’accusa in aula è stata invece la magistrata Laura Verga, che ha chiesto la condanna di tutti i giornalisti. A pensarla diversamente, però, è stata la giudice, che ha sottolineato la correttezza del lavoro dei cronisti con una sentenza di assoluzione. MeridioNews con la direttrice Campese è stata assistita dall’avvocato Goffredo D’Antona insieme al patrocinatore Matteo Fiorenza, Catalano dall’avvocato Marco Galati, Caia e Damilano sono stati difesi dagli avvocati Clara Gabrielli e Paolo Mazzà, Gomez dall’avvocata Caterina Malavenda. Per Mazzeo, invece, l’avvocato Antonio Petronaci.
«Non è mio costume commentare le vicende processuali che mi vedono impegnato come avvocato – spiega il legale Goffredo D’Antona – Ma in quella in esame, conclusasi con l’assoluzione piena di tutti gli imputati, non posso non evidenziare l’inspiegabile pervicacia con la quale la Procura di Catania ha perseguito dei giornalisti rei di aver riportato un fatto vero: la presenza di un condannato per mafia e omicidio al comizio di un suo nipote acquisto, candidato sindaco leghista nel Comune di Maletto. Sentire dire in una pubblica udienza che agli elettori di un Comune queste cose non interessano e che, se pure vere (come vere erano), non vanno riportate perché diffamatorie, ecco, si rimane un attimo perplessi. La libertà dei nostri giornalisti, nel solco della pertinenza e continenza è un valore troppo importante che va tutelato e non limitato».
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