«Il professore Alberto Fichera è innocente: si libera oggi di cinque anni d’inferno, una tragedia fatta vivere a un uomo onesto nonostante un impianto accusatorio che non reggeva». Era accusato di aver falsificato una perizia fonica per favorire un boss della Camorra, Aniello Bidognetti, eseguita nel 1999 quando era stato nominato perito dalla Corte d’Assise di Napoli. Ma oggi ad annunciare la sentenza di assoluzione nei confronti del docente, ordinario di Ingegneria all’Università di Catania, è il suo legale Giovanni Avila. Che parla di una vera «guerra scientifica condotta comunque dalla procura di Santa Maria Capua Vetere nonostante fossero state dimostrate le anomalie presentilla controperizia che accusava Fichera», spiega Avila.
Nel 1999 la perizia di Fichera, eseguita su una intercettazione telefonica, scagionò Vincenzo Tammaro e Aniello Bidognetti, figlio di Francesco detto Cicciotto e’ mezzanotte ed ex braccio destro del super boss della camorra Francesco Schiavone (Sandokan), dall’accusa dell’omicidio di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio. I guai giudiziari per Fichera partono nel 2009, a seguito delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Anna Carrino, ex convivente del padre di Bidognetti. La donna aveva dichiarato di aver consegnato personalmente 100mila euro al legale del figliastro, Michele Santonastaso – condannato oggi a 11 anni di reclusione per favoreggiamento, ma assolto come Fichera, per il quale erano stati richiesti 7 anni di reclusione, dall’accusa di aver falsificato la perizia -, attraverso il cognato Michele Bidognetti per comprare il silenzio del perito. Un’accusa comprovata da una consulenza di parte, eseguita per la procura dal perito Roberto Porto: secondo questa nuova perizia la voce era quella di Bidognetti.
«La controperizia presentava delle anomalie, che furono subito evidenziate – spiega Giovanni Avila, che è anche docente di Scienze criminalistiche alla facoltà di Giurisprudenza di Catania -. In seguito le stesse anomalie furono riscontrate in un’altra perizia eseguita da Porto nel caso di un’albanese, che rischiava 22 anni di carcere». Una coincidenza, nelle voci del boss Bidognetti e del cittadino albanese che «portò anche all’apertura di un fascicolo nei confronti di Porto. Il caso fu poi archiviato. Tutto questo però non bastava per la procura, che è andata avanti comunque».
«La procura oggi, dopo l’assoluzione, non sembra intenzionata ad impugnare la sentenza. Il professore Fichera invece vuole solo godersi il periodo delle feste natalizie con serenità», spiega Avila. Il professore è comunque stato «supportato dai tanti che hanno creduto alla sua innocenza in questi anni: attestati di stima sono arrivati sempre dai colleghi, da chi lo conosceva e persino dalla magistratura per la quale ha collaborato per anni come perito. Il caso arrivò anche in senato, con una interrogazione dell’attuale sindaco di Catania Enzo Bianco», conclude l’avvocato Avila
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