Asp di via Pasubio, alle 9 numeri già finiti L’imprenditore: «Stesso suk di 40 anni fa»

«Mi dispiace, ho già dato 60 numeri, per oggi dobbiamo fermarci». Catania, Asp di via Pasubio, ore 9 del mattino. Un neo papà si reca alla stanza dell’ufficio anagrafe per ottenere la tessera sanitaria per il suo bambino appena nato. Un atto dovuto, senza il quale è impossibile scegliere un pediatra. Senza la tessera, il bambino per il servizio sanitario nazionale non esiste. «Alle 9 di mattina non era più possibile aspettare, anche se gli uffici chiudono alle dodici e mezza». Giuseppe Ursino, imprenditore catanese, è il genitore che stamattina si è trovato davanti questa scena. «C’erano decine di persone attorno ad un totem che dava i biglietti con i numeri – spiega Ursino – ma a distribuire i ticket c’era una guardia giurata che, arrivato il mio turno, mi ha riferito che ormai era troppo tardi».

In via Pasubio il caos e le file infinite non sono purtroppo cosa nuova. Già ad aprile CTzen se ne era occupato. «Non vogliamo essere trattati da bestie, ma da persone», reclamavano allora gli utenti. Niente sembra essere cambiato da allora. Anzi, tutto resta uguale anche rispetto a molti anni fa. «Io in questa zona ci sono cresciuto – sottolinea Ursino -, 40 anni fa venivo con i miei genitori in questi uffici e già da bambino mi sembrava assurdo dover attendere intere giornate per pratiche da cinque minuti. Oggi è ancora lo stesso suk, perfino i locali sono gli stessi, tutto è rimasto cartaceo». Una situazione che secondo l’imprenditore non è degna di una nazione civile. «Vado spesso al Nord Italia per motivi sanitari e non mi sono mai trovato in contesti simili – aggiunge Ursino – ma anche in Tunisia che conosco bene sono più avanti. Vergogna. Questa non è Europa e ormai neanche Nord Africa».

Per espletare un obbligo di legge, dunque, il neo padre dovrà tornare nuovamente, di primo mattino. «Io lavoro, quindi sarò costretto a delegare qualcun altro che venga qui all’alba per prendere un numero utile. E’ incredibile – conclude – hanno aumentato l’Irap a livello regionale per sostenere il sistema sanitario. Abbiamo la medicina più costosa, ma anche la peggiore d’Italia. Cunnuti e vastuniati».

Salvo Catalano

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