Una mezz’ora di idee e proposte che, come unico elemento comune, hanno evidenziato la necessità che l’arte sia fruibile e che coinvolga indistintamente tutti i cittadini dal centro alla periferia. I candidati sindaco hanno scelto la cornice del planetario di Villa Filippina per confrontarsi su un tema delicato come quello della Cultura. Alla tavola rotonda non hanno preso parte i candidati Fabrizio Ferrandelli ufficialmente impegnato con una troupe per un’intervista e Ugo Forello del M5S, volato a Roma per un incontro con alcuni deputati e con il leader, Beppe Grillo, dopo l’audio (all’esame della Procura) che lo tira in ballo sulla gestione di Addiopizzo. Nonostante il gruppo dei potenziali sindaci fosse decimato, il dibattito è stato frizzante e al tempo stesso pacato, nessun intervento fuori posto e una platea che non si è tirata indietro al momento di porre qualche domanda, soprattutto su come migliorare la qualità della vita e culturale della città.
Il primo a prendere la parola è il ventitreenne Ismaele La Vardera, appoggiato nella sua corsa da Giorgia Meloni e Matteo Salvini e in tre minuti delinea l’idea del suo programma: «Una città che deve tornare ad avere un’identità forte e per farlo Bisogna creare un assise permanente dell’arte e della cultura e che permetta di non fare scappare i giovani e coinvolga chiunque si dedica all’ arte in tutte le sue forme. Abbiamo pensato ad un app legata all’assise dell’arte e di cultura che permetta di prenotare ad esempio uno spazio per gli artisti di strada. Insomma, – continua il giovane candidato – vogliamo avvalerci del Parlamento per della cultura. Il nostro obiettivo è portare la Cultura dal centro alla periferia».
Lo segue con un intervento preciso e appropriato Ciro Lomonte: «Per me arte e cultura sono concetti indissolubili. Tra le prime cose che mi piacerebbe cambiare – sottolinea il candidato di Siciliani Liberi – c’è il il Festino di Santa Rosalia. Mi piacerebbe farlo diventare un evento aperto aperto alla città e non solo racchiuso nel centro storico. E poi vorrei che i nostri artigiani, spesso mortificati, avessero i giusti riconoscimenti. Dobbiamo riuscire a diventare attrattivi come accadeva negli anni ’90 quando venivano gli americani a comprare. Noi vogliamo più commercianti e più artigiani. Penso che Palermo abbia bisogno del polo di arte applicata, un’ esperienza ben riuscita a Londra e che dato il nostro patrimonio potrebbe dare la giusta svolta».
Più diretto e incisivo, dal momento che è il sindaco attuale e quindi padrone di alcune tematiche, è apparso Leoluca Orlando che ha ribadito come ci sia un legame tra il concetto di cultura e di economia e che la prima è il volano della seconda. «Noi siamo convinti che la Cultura produce economia – continua il primo cittadino – noi vogliamo costruire una città ricca dove il proletario, il borghese vanno dallo stesso fruttivendolo. Ritengo che il tram già sia stata un’operazione culturale che ha abbattuto le barriere. Noi oggi siamo patrimonio dell’Unesco, siamo capitale della Cultura del prossimo anno, che dobbiamo vivere con una consapevolezza artistica senza limiti e noi porteremo delle presenze artistiche nelle borgate della città».
E poi a chiudere il pomeriggio di dibattito è la volta dell’unica candidata donna, Nadia Spallitta già vicepresidente di Sala delle Lapidi, scesa in pista con il sostegno dei Verdi e del comitato Palermo città futura. «La Cultura per me non può essere un approccio elitario e deve passare attraverso la ricerca e dei metodi innovativi e scientifici. Per me non può esserci Cultura se non viene garantito un adeguato diritto all’istruzione e quindi è determinante il rapporto con le scuole di qualsiasi ordine e grado. L’ente pubblico ha il compito di creare il bisogno di cultura. Io voglio istituire un assessorato ai beni comuni dove ci si possa confrontare, e prevedo la concessione triennale del patrimonio comunale di beni confiscati per mafia. Noi dobbiamo istituire un auditorium e creare una scuola del cinema del mediterraneo, dobbiamo riqualificare l’arte e i mestieri. La mia idea e che potremmo utilizzare i 700milioni di euro non per le linee tranviarie ma per recuperare il nostro patrimonio monumentale».
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