Diffamati. Si sentono così i novanta deputati dell’Ars che stamani, tramite il presidente Giovanni Ardizzone, hanno depositato querela contro il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo. L’accusa per l’avvocato catanese, scelto un anno fa dal presidente Crocetta per guidare la partecipata che funge da esattore delle tasse nell’Isola, è quella di aver utilizzato espressioni offensive, per parlare del caso degli onorevoli morosi.
Il rapporto tra Fiumefreddo e l’Assemblea si era incrinato già nelle ultime settimane. A partire dalla bocciatura da parte di Palazzo dei Normanni della norma che prevedeva una ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia per 2,5 milioni di euro. In quell’occasione – era il 29 dicembre – il presidente della società non aveva esitato a definire «atto di pirateria» la decisione dei deputati, arrivando a definire questi ultimi dei «mascalzoni travestiti». Fiumefreddo aveva inoltre aggiunto di non escludere la possibilità che, dietro alla bocciatura, potesse esserci una sorta di ritorsione per l’impegno di Riscossione Sicilia nel perseguire la morosità di 61 dei 90 onorevoli che compongono l’Ars.
Davanti a quelle frasi, Ardizzone aveva già promesso di adire le vie legali. E oggi alla promessa sono seguiti i fatti. Il presidente dell’Ars ha depositato la querela proprio mentre Fiumefreddo si recava in Procura per essere sentito, come già annunciato nei giorni scorsi, in merito al presunto ostruzionismo messo in atto dalla politica per intralciare il lavoro di Riscossione Sicilia. «Abbiamo ravvisato che ci sono gli estremi per parlare di reato di diffamazione doppiamente aggravato dalle circostanze che tali espressioni – ha dichiarato l’avvocato Enrico Senseverino, che ha accompagnato Ardizzone – sono state diffuse a mezzo stampa e contro un corpo politico quale è il parlamento regionale». A corredo della querela, Sanseverino ha specificato che ci sono «numerosi articoli di stampa contenenti frasi offensive». Il legale si è poi soffermato sulla lettera inviata da Fiumefreddo al direttore generale di Riscossione Sicilia, al fine di aprire un’indagine per risalire al responsabile della fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione dei deputati morosi: «Sarà compito della procura verificare se la diffusione di quei nomi consista in un reato, non spetta a noi valutarlo», ha concluso Sanseverino.
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