Gianfranco Miccichè è il nuovo presidente dell’Ars. Una maggioranza larghissima. Il deputato di Forza Italia raccoglie diversi voti in più rispetto ai 35 del centrodestra, arrivando a 39. Non ha retto l’accordo tra Partito democratico e Movimento 5 stelle che avevano lanciato Margherita La Rocca Ruvolo dell’Udc, ferma a 20. Un candidato scelto per provare a spaccare la maggioranza. Ma La Rocca Ruvolo alla fine è stata votata soltanto dal Movimento 5 stelle, mentre il Pd si è diviso: sette voti sono andati al loro deputato Nello Dipasquale, quattro con ogni probabilità sono andati proprio a Miccichè. Circostanza confermata dallo stesso Antonello Cracolici, del Pd: «Ci sono stati quattro utili idioti nel Pd, quattro voti inutili. Evidentemente qualcuno ha voluto fare il soccorritore di un vincitore preventivo, ma alla fine questi quattro voti sono stati inutili, perché Micciché sarebbe riuscito a vincere lo stesso».
Applausi ironici dai banchi del Movimento 5 stelle, quando sono arrivati i voti che hanno dato la certezza che Miccichè ha ottenuto preferenze anche da parti dell’opposizione. Tra i primi a complimentarsi con il nuovo presidente, Nicola D’Agostino, di Sicilia Futura, formalmente iscritto al gruppo del Pd, che ha dato la sua preferenza a Miccichè. Oltre ai sette voti a Dipasquale, uno è andato rispettivamente a Sergio Tancredi (M5s), Mimmo Turano (Udc) e Claudio Fava (Cento Passi).
La seduta d’Aula è subito segnata da alta tensione. Al primo turno, il deputato Udc Giovanni Bulla, di Adrano, si è alzato in piedi durante la votazione e ha mostrato ai deputati la sua scheda con il nome del candidato per il quale avrebbe votato: Gianfranco Miccichè. Questo gesto ha suscitato disordini in aula. Il presidente di turno Alfio Papale ha deciso, dopo una breve sospensione della seduta d’Aula, la distruzione delle schede e l’annullamento della votazione. La seduta è quindi ripresa, ma il clima resta teso.
Sembra che il deputato Bulla, alla sua prima esperienza da parlamentare, si sia alzato e sia andato a votare e sia uscito dalla cabina elettorale con la scheda aperta dove c’era scritto il nome di Gianfranco Miccichè. Il collega e assessore Mimmo Turano è subito intervenuto per chiudere la scheda. I primi a notare il gesto sono stati i deputati del Movimento 5 stelle che subito hanno gridato al voto controllato. Proteste anche dall’area Pd. Il regolamento dell’Ars detta, all’articolo 133, che il presidente ha facoltà di annullare l’intera votazione in caso di irregolarità, proprio come ha deciso Papale, presidente di turno dell’Ars.
Nella giornata di ieri, due votazioni hanno fatto registrare rispettivamente 33 voti e 35 voti in favore di Gianfranco Miccichè, Forza Italia, ma senza riuscire a fargli incassare la presidenza. È pesata l’assenza del deputato Giuseppe Gennuso che non ha preso parte al voto per via di un lutto familiare e che sarà assente anche oggi. Sulla carta quindi oggi Miccichè potrà contare su 35 voti, uno in meno di quelli necessari per essere eletto. Al primo turno, infatti, per eleggerlo sarà sufficiente il voto della maggioranza dei presenti. Nel caso in cui non si raggiunga l’obiettivo si andrà al ballottaggio.
Ha votato per il deputato di Forza Italia anche l’area di Sicilia Futura, i due deputati Edy Tamajo e Nicola D’Agostino attualmente iscritti al Pd, ma che sembra costituiranno un gruppo a parte a cui dovrebbe aderire anche Nello Dipasquale.
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