Dopo l’elezione del presidente, dei vice e dei segretari, appuntamenti che hanno evidenziato le spaccature interne alla maggioranza di centrodestra, sull’Assemblea Regionale Siciliana piove un’altra grana. Attesa, prevedibile. Si tratta della definizione della commissioni parlamentari. Una questione di non poco conto nonostante lo scenario prospettato è stato leggermente “ammorbidito” dalla retromarcia innescata dal governatore Renato Schifani. Era stato proprio lui, infatti, ad annunciare da subito la volontà di avere solo assessori deputati e a fare sorgere, contemporaneamente, le domande: ma chi resta in Aula? E chi nelle commissioni? L’apertura agli esterni, non solo tecnici, è stato un passaggio servito per appagare le richieste di Fratelli d’Italia, con l’ingresso di Scarpinato e Pagana, ma che ha acuito i dissapori interni e provato a limitare “i conti della serva”. A ciò, però, sono rimaste insolute sia la vicenda legata alla fuoriuscita di Gianfranco Micciché e dei suoi fedelissimi che i malumori, tenuti a bada, tra gli Autonomisti e i democristiani, con tanto di intervento pubblico di Totò Cuffaro per ribadire la lealtà alla coalizione. I conti però, nonostante tutto, nel pallottoliere di sala d’Ercole continuano a non quadrare.
Prima di tirare le somme, infatti, occorre tenere in considerazione le minoranze. Soprattutto quelle che hanno detto no alla spartizione delle poltrone e pure degli sgabelli. Come Sud chiama Nord e Sicilia Vera, i due gruppi riconducibili a Cateno De Luca. Sono proprio i movimenti dell’ex sindaco di Messina che chiedono, a gran voce, il rispetto del regolamento. Da una prima ipotesi di formazione delle commissioni Sicilia Vera resterebbe fuori dalla prima commissione Affari istituzionali, dalla terza Attività produttive, mentre Sud chiama nord non sarebbe inclusa nella quarta commissione Territorio e ambiente e nella sesta Servizi sociali e sanitari. Proprio per tali motivi, i capigruppo hanno scritto una nota indirizzata al presidente Gaetano Galvagno affinché venga rispettata la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari nelle medesime commissioni.
«Al di là della mera spartizione di caselle – ha dichiarato il coordinatore Danilo Lo Giudice – chiediamo il rispetto del regolamento e la garanzia della pluralità e della rappresentatività così come previsto. Abbiamo fatto sapere al Presidente Galvagno che in caso di mancato riscontro rispetto alla nostra richiesta non procederemo alla designazione dei componenti nelle commissioni. Non siamo disposti a scendere a compromessi. Pretendiamo di essere messi nelle condizioni di svolgere a pieno il ruolo che ci hanno conferito gli elettori. Comprendiamo che la nostra presenza all’interno di alcune commissioni, particolarmente delicate, possa risultare scomoda ma se questo è un tentativo di metterci il bavaglio per l’ennesima volta dimostreremo che hanno sbagliato i conti».
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