Ars, le spese del PD di Cracolici: dura lex sed lex

OGGI L’ESPONENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO PARLA DI “CIRCUITO MEDIATICO VERGOGNOSO CHE UCCIDE L’ONORABILITA’ DELLE PERSONE”. MA QUANDO, NEI MESI SCORSI, E’ STATA LESA L’ONORABILITA’ DI TANTI DIPENDENTI REGIONALI, IL PARLAMENTARE E I SUOI COMPAGNI DI PARTITO NON HANNO APERTO BOCCA. OGGI CHE TOCCA A LORO IL GIOCO NON GLI PIACE

di Michele D’Amico

In tutti gli articoli apparsi sui maggiori quotidiani, locali e nazionali, oltre ad una ripetizione di dati, cifre e nomi che inchiodano i tantissimi parlamentari regionali dell’attuale e passata legislatura, ciò che particolarmente colpisce è una frase dell’onorevole Antonello Cracolici, in riferimento a ciò che nella nostra terra viviamo da un anno a questa parte, con buona pace dello stesso onorevole. La frase è la seguente: “Si è messo in moto un vergognoso circuito mediatico che uccide l’onorabilità delle persone, senza alcuna verità”.

Ebbene, all’onorabilità sbandierata dall’onorevole, aggiungerei la verità, la dignità delle persone, la lesione dello Stato di diritto e delle sue regole che sono alla base della civile convivenza tra i cittadini di una comunità; uno Stato di diritto e regole, formatesi e via via migliorate, grazie all’intelligenza e alla saggezza di uomini che, a partire dalla nascita dello Stato moderno, hanno abbandonato l’atavica concezione dell’ “homo homini lupus” (“l’uomo è un lupo per l’uomo”) per dar vita ad un sistema di regole che rifugge dalla gogna e, per citare le parole dell’onorevole Cracolici, dal “vergognoso circuito mediatico”, che invece è stato ripristinato, in tutta la sua interezza, proprio da quella politica regionale, di cui lo stesso onorevole Cracolici fa parte e che caratterizza il nostro tempo, impregnandolo di un vandalismo intellettuale barbaro che intende riportare la nostra società su antiche posizioni.

Il concetto “homo homini lupus”, dell’uomo nello stato di natura, è stato ripreso e discusso nel XVII secolo dal filosofo inglese Thomas Hobbes. Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Egli nega che l’uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco.
Nello stato di natura, cioè uno stato in cui non esiste alcuna legge, ciascun individuo, mosso dal suo più intimo istinto, cerca di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri. Ognuno vede nel prossimo un nemico. Da ciò deriva che un tale stato si trovi in una perenne conflittualità interna e ciò determina l’emergere anche di un altro concetto, anch’esso caratteristico dell’attuale società contemporanea, ossia quello dello stato della “bellum omnium contra omnes” (“guerra di tutti contro tutti”), nel quale non esiste il torto o la ragione che solo la legge può distinguere, ma solo il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui.

Ecco, riconduciamo il ragionamento sulla vita altrui e non soltanto sulla propria, sol perché capita che in un determinato momento si venga investiti da eventi, che possono destabilizzarne l’esistenza; riconduciamo il ragionamento alle responsabilità di coloro che fanno della politica una professione e alla dialettica che i medesimi professionisti utilizzano per comunicare con la società civile.
Dialettica che, troppo spesso, tende a screditare e a distruggere, con facilità, vite umane danneggiandole, mettendole alla gogna.

Troppo spesso abbiamo assistito al lancio di accuse gravissime, da parte degli interpreti della politica, contro gruppi di lavoratori indicati come colpevoli, sommariamente giudicati ed esposti al pubblico ludibrio. Troppo spesso le medesime accuse sono state generalizzate, estese a tutta una categoria di lavoratori; marchiandola indelebilmente, dinanzi allo sguardo a volo di guisa compiuto da una società civile famelica di nuovi nemici, colpevoli di aver commesso fatti, rivelatisi poi destituiti di qualunque fondamento riconducibile a quella verità richiamata in premessa.
E adesso? Adesso l’onorevole Cracolici fa sapere che loro “non sono come gli altri”, quasi a volere prendere le distanze da ciò in cui egli stesso appare essere coinvolto. A differenza dell’attuale corrente di pensiero che vuole tutti alla gogna, chi scrive non ha fame né di gogna, né di alcun circuito che la possa veicolare, ma ha fame di giustizia, ha fame che venga applicata la legge per la fattispecie di che trattasi e chiede che solo in ultimo grado si possa poter ritenere colpevole o innocente chiunque si macchi di atti delittuosi.
Del resto, se l’espletamento del compito del politico è quello di essere al servizio della comunità, servizio inteso come visione strategica della stessa, troppo spesso ormai ci si imbatte in interpreti, cosiddetti politici, che quando operano a tutto pensano, tranne che mettere al centro del loro disegno politico l’uomo.

Dobbiamo trarre un profondo insegnamento da ciò che gli ultimi venti anni di vita politica, della nostra comunità nazionale, della nostra Regione, della nostra città, ci hanno lasciato, non solo come idea ma anche come sostanza pratica per non commettere gli stessi errori.
Ciò che si auspica è la nascita di una nuova classe dirigente, capace di fondare la propria azione su valori quali insegnare alle nuove generazioni a vivere il senso dello Stato; il senso dell’altro; ad amministrare degnamente e con sobrietà le risorse disponibili; per fare dell’uomo, l’omphalos, il centro di ogni costruzione sociale, politica ed economica.

 

 

 

 

Redazione

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