Ars, la rivolta dei deputati

Si arroventa l’atmosfera all’Ars. C’è l’assedio dei ‘Forconi’ al ‘Palazzo’. E c’è anche il nervosismo di tanti parlamentari stanchi di aspettare un governo regionale che, da ottobre dello scorso anno, rinvia da un mese all’altro l’esame e l’approvazione del bilancio. La situazione è ormai arrivata al limite della sopportazione, perché sulla politica siciliana incombono le elezioni amministrative di maggio. E i parlamentari sono ovviamente impegnati nelle proprie città per compilare e liste e, soprattutto, per fare campagna elettorale.
Da qui la pressione sul governo per avviare, in tempi stretti, l’esame del bilancio e, possibilmente, chiudere la partita entro questo mese. Un passaggio indispensabile per consentire a parlamentari di utilizzare aprile per la gestione della campagna elettorale.
Le esigenze dei deputati di Sala d’Ercole non coincidono, però, con quelle del governo retto da Raffaele Lombardo. Che, a quanto si racconta, non sarebbe ancora pronto per affrontare il dibattito d’Aula sul bilancio. La prova la si è avuta ieri quando il governo ha disertato i lavori della commissione Bilancio e Finanze.
In questi giorni il governo Lombardo è impegnato con Roma su vari fronti: deve provare ad accelerare la spesa dei fondi europei (la Sicilia, in materia di utilizzo dei fondi europei, è il fanalino di coda di tutta l’Unione, un ‘successo’ del governo Lombardo e dell’alta burocrazia che lo stesso governo Lombardo ha scelto), deve convincere Roma e, soprattutto, Bruxelles a non revocare i fondi europei che la Sicilia ha già speso nella formazione professionale violando le prescrizioni comunitarie e – cosa non facile – deve convincere il governo Monti a ‘scucire’ almeno i circa 700 milioni di euro per pagare le spese sanitarie.
Su questo fronte Roma ha manifestato un’apertura, a patto che il governo Lombardo riduca le spese del personale e, soprattutto, smantelli almeno una parte delle società collegate alla stessa Regione. Richiesta ‘irricevibili’ per Lombardo e compagni, perché si tratterebbe, di fatto, di tagliare posti di lavoro improduttivi e clientelari. Opzione, questa, che Lombardo e il Pd non vogliono nemmeno prendere in considerazione, visto che ormai siamo in campagna elettorale. Mettere in pratica quanto chiede il governo Monti, detto in soldoni, significherebbe far perdere voti all’Mpa e al Pd: e la cosa, ovviamente, non piace ai dirigenti di questi due partiti.
C’è di più. A quanto si racconta, il governo nazionale, che ormai sta imparando a conoscere le magagne della Regione siciliana, avrebbe chiesto conto e ragione di altre spese – naturalmente ingenti – e non certo produttive: la solita forestazione, la solita formazione professionale (è di questi giorni uno scandaloso finanziamento di 12 milioni di euro al Cefop – fondi regionali trovati non si capisce dove – per ‘foraggiare’ appena 4 mesi di formazione…); i contributi a enti e associazioni (la ‘famigerata’ ex tabella H che il governo Lombardo, in combutta con l’alta burocrazia dell’Ars, ha nascosto tra le pieghe del bilancio, disseminando qua e là decine e decine di milioni di euro distribuiti ad associazioni, amici & parenti); l’immancabile terza fascia dirigenziale frutto di quella grande truffa legislativa passata alla storia come legge regionale numero 10 del 2000; quindi la ‘greppia’ informatica e i trasporti, con particolare riferimento alle isole minori.
Su tutte queste spese, prima di allargare i cordini della borsa, Roma vuole vederci chiaro.

 

Giulio Ambrosetti

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