Il bozzone con la nuova manovra economica avrebbe dovuto materializzarsi stamattina. Ma, a quanto si sussurra, arriverà in Commissione Bilancio e Finanze non prima di domani pomeriggio o, forse, venerdì mattina. Del resto, quello che lassessore allEconomia, Luca Bianchi e i funzionari dellassessorato stanno mettendo a punto si annuncia, forse, come il bilancio più difficile della storia dellAutonomia siciliana.
I numeri, lo ribadiamo, sono sempre gli stessi: cè il buco del 2012 di circa un miliardo di euro: lammanco di questanno di un altro miliardo di euro circa; e poi laccantonamento di 800 milioni chiesto dal Governo nazionale per lapplicazione del Fiscal Compact, un trattato internazionale-demenziale firmato dal Governo Monti e dal vecchio Parlamento che, per lapunto, scipperà alla Sicilia i già citati 800 milioni di euro. Una follia.
Il Governo regionale di Rosario Crocetta sta cercando di correre ai ripari. Ma è chiaro che con un aMmanco di 2,8 miliardi non sarà facile far quadrare i conti. I tagli, pesanti, saranno inevitabili. La speranza è che il Governo e lArs, prima di tagliare posti di lavoro elimino gli sprechi. Toccherà ai giornalisti, e non soltanto alla politica, verificare che ciò avvenga.
Lo schema dei lavori dAula dovrebbe essere il seguente. Tra sabato e lunedì, massimo martedì le commissioni legislative di merito dovrebbero esaminare e approvare, ogni Commissione per la propria parte, la manovra. Poi la parola passerà alla Commisisone Bilancio e Finanze. Quindi tutti in Aula per lapprovazione finale.
A Sala dErcole, se non sorgeranno intoppi, la manovra dovrebbe arrivare il 21 o il 22 aprile. Ricordiamo che il 18 aprila, a Roma, si apriranno le votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Le date sono importanti, perché se lelezione del nuovo capo dello Stato dovesse andare per le lunghe, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il presidente dellArs, Giovanni Ardizzone (che sono tra i grandi elettori insieme con lex presidente dellArs, Francesco Cascio) dovrebbero chiedere in prestito il dono dellubiquità, non essendo in grado, almeno fino a questo momento, di essere presenti, contemporaneamente, a Roma e a Palermo.
La prospettiva che ciò si verifichi è piuttosto remota, perché tutto lascerebbe prefigurare un patto di ferro tra Pd e Pdl, che dovrebbero eleggere di comune accordo il nuovo Presidente della Repubblica (proviamo a fare un nome a caso: Massimo DAlema, che potrebbe risultare gradito al Bersani e a Berlusconi) e poi costituire il nuovo Governo del Paese.
Laccordo che si è delineato a Roma tra Pd e Pdl potrebbe avere effetti positivi anche in Sicilia. Non soltanto per i provvedimenti già varati dallArs con i voti di questi due Partiti (la doppia preferenza di genere e i tre grandi elettori per il nuovo inquilino del Quirinale, e cioè i già citati Crocetta, Ardizzone e Cascio), ma anche per i conti dello stesso bilancio che, con la benedizione di Pd e Pdl, potrebbero essere meno traumatici per la Sicilia.
Non manca, però, qualche problema. Lo ha fatto notare ieri il capogruppo del cantiere Popolare, Toto Cordaro, quando ha sottolineato che al presidente Crocetta, nella votazione per la designazione a grande elettore del futuro capo dello Stato, sono mancati dieci voti o giù di lì.
Chi, nella maggioranza, non avrebbe votato per il governatore? LUdc non dovrebbe avere interesse a creare problemi in Sicilia, perché a Roma, ormai, il Partito è piuttosto fragile, e quello che Giampiero DAlia e compagni detengono nellIsola, tra Governo e Ars, è più che proporzionale rispetto alla forza numerica di questa forza politica.
E probabile, insomma, che a creare problemi a Crocetta sia una parte del Pd che non sta digerendo il diboscamento avviato dal Governo in tanti settori dell’amministrazione. Il segnale che, in sede di approvazione della manovra economica, se questa parte del Pd dovesse trovare una sponde in Aula, il Governo potrebbe incontrare difficoltà.
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