«Su 90 deputati regionali, 63 avevano debiti con Riscossione Sicilia», la società che nell’Isola svolge le funzioni di Equitalia. «Di questi, 39 hanno deciso di mettersi in regola, pagando interamente o a rate, mentre da 24 non è arrivata risposta agli avvisi e per loro è scattato il pignoramento di un quinto dello stipendio». Sono i dati forniti dal presidente della società regionale, Antonio Fiumefreddo, che ha chiesto di essere sentito dalla Procura di Palermo. «Non tanto su questo elenco – precisa l’avvocato catanese a MeridioNews – visto che essere morosi non è reato, quanto piuttosto sull’attività che abbiamo portato avanti negli ultimi mesi, che dà fastidio a una certa politica. Per il resto abbiamo fatto il nostro lavoro: ogni giorno funzionari di Riscossione Sicilia bussano alla porta di tanti padri di famiglia, non vedo perché mi devo fermare davanti alla porta di Palazzo dei Normanni».
Scendendo nel dettaglio, sarebbero 16 gli onorevoli che hanno provveduto a rateizzare la somma dovuta (cifre comprese tra poche migliaia di euro a quasi 200mila). Mentre la procedura di pignoramento – scattata per 24 deputati debitori di cifre comprese tra duemila e 55mila euro – segue, come per tutti i contribuenti, una serie di preavvisi a cui, tuttavia, non è stato dato seguito. I debiti nei confronti dell’erario nascono da diverse situazioni: «Ci sono deputati – spiega Fiumefreddo – che in passato sono stati amministratori di enti e in quanto tali condannati dalla Corte dei conti. Altri carichi importanti derivano dall’attività che svolgono: alcuni sono professionisti, imprenditori, che hanno accumulato debiti importanti per ragioni che non conosco e non mi interessa approfondire». Ma sui singoli nomi il presidente non si sbottona.
Tra chi ha scelto di rateizzare c’è Raffaele Nicotra, catanese recentemente passato da Articolo 4 al Pd. «Chiariamo subito che non sono un evasore, né io né i miei colleghi», puntualizza il deputato che sarebbe debitore a Riscossione Sicilia di 187.451 euro. «Debito – precisa lui – che nasce dalla mia attività di imprenditore che porto avanti da 41 anni. Ma dal 2008, come per tutti, la situazione è molto complicata e anche il mio punto vendita (ha diversi supermercati nell’Acese ndr) ne ha risentito. Ho scelto di rateizzare e ho cominciato a pagare da meno di un anno». Nicotra è stato condannato dalla Corte dei conti al pagamento di 60mila euro, per violazioni che risalgono alla sua esperienza da sindaco di Aci Catena.
Sul perché 63 parlamentari regionali su 90 siano indebitati con l’ente di riscossione, Nicotra prova a dare una spiegazione: «Magari ognuno di noi doveva pagare un tot sulla base della dichiarazione dei redditi, ma ne ha pagati meno, molti saranno in contenzioso, una cosa normale. Non mettiamo alla berlina i deputati, serve un’analisi attenta uno per uno». Anche Nello Musumeci, presidente della commissione regionale Antimafia, ha scelto di rateizzare il suo debito. «Io sono uno che le campagne elettorali se le paga di tasca sua e quando faccio debiti li pago a rate. Per il resto – aggiunge – non aggiungo altre considerazioni per ovvie ragioni, è una sfera privata».
Nella stessa condizione – pagamento a rate – ci sarebbe anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, per un debito di 39mila 513 euro. Nell’elenco anche alcuni parlamentari del movimento Cinque stelle, nella maggior parte dei casi con un debito inferiore ai duemila euro e quindi non aggredibile. «Io sono tra questi – sottolinea Salvo Siragusa -, presumo che si tratti di qualche multa non pagata. Ma in quell’elenco c’è di tutto e bisogna distinguere tra chi ha poche migliaia di euro derivanti probabilmente da multe, tasse che si è dimenticati di pagare e chi ha debiti di molte decine di migliaia di euro. Se dovesse emergere che ci sono stati privilegi, allora condividerei l’indignazione dei cittadini».
Nella giornata di oggi alcuni deputati sono intervenuti per smentire le cifre pubblicate stamani dal quotidiano La Sicilia. Lo ha fatto con forza il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone: «Non ho alcun pignoramento in corso, né Riscossione Sicilia ha titolo alcuno per avviare un’azione esecutiva nei miei confronti», ha detto annunciando querela nei confronti de La Sicilia. Interviene anche Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione Bilancio all’Ars. «Non solo non sono debitore di nemmeno un centesimo nei confronti di Riscossione Sicilia, addirittura l’ente, da oltre due anni, così come notificatomi dall’Inail di Siracusa, mi deve 34,33 euro». Quindi lamenta «l’insopportabile e assurda violazione della privacy» e sottolinea come la notizia venga data «in un momento difficile, in quanto la commissione che ho l’onore di presiedere si appresta a discutere il secondo disegno di legge a favore di Riscossione Sicilia, dal momento che il primo è stato bocciato la scorsa settimana».
Il riferimento è alla bocciatura da parte dell’Ars della proposta di legge presentata dalla giunta Crocetta per ricapitalizzare la società, un intervento da 2,5 milioni di euro. All’indomani di quel voto contrario, il presidente Fiumefreddo aveva parlato di «ritorsioni». Ora aggiunge: «Nei 60 anni di attività dell’Ars non si è mai proceduto a pignoramenti. Se facessimo la storia del parlamento, probabilmente troveremmo centinaia di casi, ma non è certo compito mio». Ritardi anomali? Nella lettera inviata a Gaetano Romano, direttore generale di Riscossione Sicilia, Fiumefreddo scrive: «Non credo ci siano in azienda manine che dolosamente guidino le omissioni di cui parlo, bensì penso che, assai più banalmente, resista ancora una sorta di soggezione d’ambiente, invero inaccettabile e persino odiosa».
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