DIETRO IL TRASFERIMENTO DEL DIRIGENTE DI POLIZIA DI CATANIA CI POTREBBE ESSERE UNA DELICATISSIMA INDAGINE SUL COMMERCIO IMPROPRIO DI FARMACI.
Ci potrebbe essere un giro vorticoso di soldi – forse 4 milioni di euro, frutto di un commercio improprio di farmaci – dietro il ‘caso di Adriana Muliere, la vice Questore di Catania trasferita nei giorni scorsi in frett’e furia.
Il tema sarebbe emerso oggi durante la seduta ‘secretata’ della Commissione Sanità dell’Ars.
Il condizionale è d’obbligo, perché l’argomento è scottante e cercare notizie tra i parlamentari è difficile.
Sul trasferimento repentino e strano d questa brava dirigente di Polizia in servizio a Catania il nostro giornale ha scritto più volte. Oggi il lavoro investigativo della dottoressa Muliere sarebbe stato uno degli argomenti trattati dalla seduta della Commissione Sanità del Parlamento dell’Isola. Una questione che rientra in un grande tema della sanità siciliana: la spesa farmaceutica.
Stando a indiscrezioni, uno dei temi trattati nel corso della riunione di oggi sarebbe proprio il commercio di farmaci. Per la precisione, medicine che, dai magazzini delle strutture sanitarie pubbliche, potrebbero essere state vendute ai cittadini.
Insomma, farmaci acquistati due volte: una prima volta dalle strutture sanitarie pubbliche e la seconda volta dai cittadini.
A quanto sarebbe emerso nel corso della riunione di oggi della Commissione Sanità dell’Ars, lo scenario potrebbe essere verosimile. Un dato che lo renderebbe credibile sarebbe il fatto che, proprio Catania, in materia di spesa farmaceutica, sarebbe la provincia più spendacciona della Sicilia (‘record’ negativo che la Città Etnea dividerebbe con Messina, mentre le province più virtuose sono Enna e Trapani).
Il ‘caso’ della dottoressa Muliere è da qualche settimana oggetto di interesse da parte dei cittadini, che si chiedono il motivo di un trasferimento improvviso e strano.
Si è parlato, in un primo momento, di un amore della dottoressa Muliere verso gli animali. Cosa che avrebbe infastidito i vertici della Polizia catanese, che non gradivano le cure che la dirigente prestava ai cani.
Una tesi, quella dei cani, che non è mai sembrata molto credibile. Molto più credibile, invece, la tesi che sarebbe stata discussa oggi in sede politica. Alla luce, anche, come già accennato, di una città – Catania – dove la spesa farmaceutica pubblica, guarda caso, è la più alta della Sicilia.
Un’altra anomalia che è emersa oggi riguarda la spesa per farmaci utilizzati per la cura dell’osteoporosi. Il costo di questi farmaci, infatti, sarebbe del 40 per cento superiore alla media nazionale.
Un’anomalia doppia, perché in Sicilia, grazie al nostro sole, i casi di osteoporosi dovrebbero essere inferiori alla media nazionale. Invece sono in crescita esponenziale…
Per la cronaca, la spesa farmaceutica, in Sicilia, si attesta intorno a un miliardo e 300 milioni di euro all’anno. Questo a fronte di una spesa complessiva della sanità che ammonta a circa 9,6 miliardi di euro.
Negli ultimi anni la spesa farmaceutica siciliana si è sensibilmente ridotta. Basti pensare che, nel 2007, ammontava a 2,1 miliardi di euro.
Altra anomalia: la scarsa presenza di farmaci generici nella nostra Isola. Con l’acquisto di farmaci generici, infatti, la pubblica amministrazione risparmierebbe un sacco di soldi. E infatti in Sicilia fa l’esatto contrario…
Invece in Sicilia l’acquisto di farmaci generici arriva al 20 per cento circa, a fronte di una media nazionale del 40 per cento (ci sono Paesi europei dove la percentuale di farmaci generici è ancora maggiore, con notevoli risparmi per le pubbliche amministrazioni).
Perché in Sicilia i farmaci generici sono così poco ‘gettonati’? Forse perché, dalle nostre parti, le pressione delle grandi case farmaceutiche è ancora fortissima. A fronte di una politica ‘sensibilissima’…
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