Ars: da oggi a luglio niente leggi di spesa, solo le chiacchiere di Crocetta

CI ASPETTANO DUE MESI INUTILI. IL TEMPO DI TAGLIARE ALTRI SOLDI ALLA SANITA’ SICILIANA, GIA’ DISASATRATA, PER PAGARE ALTRE CATEGORIE. CHE FARA’ IL GOVERNO REGIONALE? GETTERA’ ALTRO FUMO. INTANTO MIGLIAIA DI SICILIANI SI ACCINGONO AD ESSERE LICENZIATI. MENTRE I COMUNI SI PREPARANO A MASSACRARE I CITTADINI CON TASI E TARI

Ad apertura di ogni settimana il nostro giornale prova a raccontare quello che succederà nella politica siciliana nei giorni successivi. Con riferimento, soprattutto, ai lavori dell’Assemblea regionale siciliana. Dobbiamo avvertire i nostri lettori che, sino alla fine di luglio, il Parlamento dell’Isola non potrà approvare leggi di spesa. Per un motivo semplice: perché non ci sono soldi.

Di conseguenza, tutte le categorie rimaste all’asciutto, resteranno tali fino ad agosto. Si mettano il cuore in pace e non si lascino soggiogare dalla demagogia.

Di fatto, per due mesi l’Ars sarà bloccata. Di conseguenza, il Governo regionale di Rosario Crocetta potrà tornare a fare quello che finora ha fatto in un anno e mezzo: altri danni alla Sicilia e ai siciliani.

Avendo preso in giro Sicilia e siciliani, il presidente Crocetta dovrà trovare il tempo per gettare altro fumo negli occhi dell’opinione pubblica. Già ha iniziato la scorsa settimana sollevando una polemica pretestuosa sugli alti dirigenti dell’Ars, che non hanno mai detto di non volere ridurre le proprie indennità.

Per bocca del sindacato dei consiglieri parlamentari, come racconta il nostro Carmelo Raffa sul nostro giornale, hanno dato la disponibilità alla riduzione delle proprie indennità. Nel rispetto delle regole, ovvero con una trattativa tra sindacato dei consiglieri parlamentari e Consiglio di presidenza dell’Ars.

Di fatto, è una sconfitta per Crocetta e per i suoi ‘consulenti’ che, probabilmente, non erano a conoscenza di cosa prevede lo Statuto su tale materia.

E’ toccato al presidente dell’Ars spiegare al presidente della Regione e ai suoi ‘giureconsulti’ che le indennità dei consiglieri parlamentari non si possono ridurre con una legge regionale! Brutta cosa la non-conoscenza!

Superati i problemi tipici di chi non ha una formazione giuridica – o di chi pensa, errando, di averla – da oggi si procederà alla corretta trattativa sindacale. Con buona pace del presidente della Regione e dei sui ‘geni’ del diritto e del rovescio…

Crocetta e la sua Giunta dovranno trovare altri modi per provare a nascondere i disastri sociali che, nel frattempo, avanzano. Come riveliamo in altra parte del giornale, il Governo, di fatto, sta creando i presupposti per far licenziare i circa mille e 800 dipendenti degli ex sportelli multifunzionali. Il Ciapi di Priolo dovrebbe prendere in giro questo personale per sei mesi e poi ‘scaricarlo’. Una vergogna!

Bisognerà capire, poi, come finirà con i Comuni. La legge approvata nei giorni scorsi dall’Ars gli assegna 20 milioni di euro. Tale legge – in alcuni passaggi palesemente incostituzionale – è all’esame dell’Ufficio del Commissario dello Stato. Ma su questo fronte c’è un inghippo creato dalla Corte Costituzionale su probabile input della politica.

La storia è nota. Nelle scorse settimane la Corte Costituzionale, dopo oltre sessant’anni, si è ricordata di aver “sepolta viva” l’Alta Corte per la Sicilia. E ha arguito che, senza l’Alta Corte, forse, l’Ufficio del Commissario dello Stato è fuori luogo. Geniale, soprattutto sessant’anni dopo…

Qualcuno, ingenuamente, ha pensato alla Corte Costituzionale che, dopo sessant’anni, prende atto di quello che, alla fine degli anni ’50 del secolo passato – quando con una sentenza abusiva la stessa Consulta assorbiva le competenze dell’Alta Corte – diceva il professore Giuseppe Montalbano (parlamentare regionale del Pci e docente presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo): e cioè che quello che aveva fatto allora la Corte Costituzionale era un papocchio.

Guarda caso, se ne accorgono dopo oltre sessant’anni! La verità è che il recente pronunciamento della Corte Costituzionale potrebbe sortire un effetto: bloccare l’operatività dell’Ufficio del Commissario dello Stato per la Sicilia (in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci compiutamente su un tema di oltre sessant’anni fa!).

Guarda caso, nei giorni scorsi l’Ars ha approvato una legge che, in alcune parti, è incostituzionale (i dipendenti della Regione non possono avere retribuzioni inferiori a quelli dello Stato: invece Sala d’Ercole ha approvato una legge che prevede tale disparità).

La legge, in queste ore, è presso gli Uffici del Commissario dello Stato per la Sicilia. In teoria, l’Ufficio del Commissario dello Stato dovrebbe lavorare lo stesso. Ma potrebbe – lo sapremo nelle prossime ore – in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale, inviare la legge regionale a Roma.

A Roma, ovviamente, hanno altro a cui pensare. Così lascerebbero scadere i cinque giorni e la legge regionale – incostituzionale! – potrebbe essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione!

Si tratterebbe di una modalità proditoria per far passare per buona una legge regionale incostituzionale. Un papocchio totale!

Ma torniamo ai Comuni. La legge, dicevamo, stanzia 20 milioni di euro. Ma è una legge-farsa. Perché i soldi arriveranno – se arriveranno – a fine luglio (dai tagli alla già disastrata sanità siciliana: tagli che, eufemisticamente, vengono chiamati ‘risparmi’).

Molti Comuni, intanto, non sanno come pagare i precari e alcuni Comuni siciliani, addirittura, non hanno nemmeno i soldi per pagare i propri dipendenti. Di fatto, i Comuni – che hanno subito i tagli da Roma e dalla Regione – aspettano la Tasi e la Tari per ‘stringere’ ulteriormente i ‘coglioni’ alle già disastrate famiglie siciliane. 

L’ordine di Roma è di ‘tosare’ le famiglie dopo l’estate. Questo per non far abbassare la domanda al consumo nei mesi caldi, distruggendo l’economia della stagione estiva.

Ma siccome molti Comuni sono al verde, cominceranno a far pagare i siciliani a luglio, scippando altri soldi a milioni di famiglie siciliane già all’osso. Un’altra vergogna.

Questa è l’Italia di oggi: un Paese alla deriva che ‘festeggia’ la Repubblica e si ‘inchiappetta’ i cittadini nel nome di un’Unione europea fallita e truffaldina che, già da ieri, invoca un’altra ‘manovra’, cioè un’altra stretta su chi non ha più soldi.

Questa è la Sicilia di Crocetta: una Sicilia governata da un Governo inutile e dannoso, che invece di scatenare un ‘bordello’ a Roma che continua a scippare soldi alla nostra Regione, sta facendo ‘incaprettare’ i cittadini siciliani.

 

 

Redazione

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