Lo scorso 16 settembre Giancarlo Cancelleri giurava da viceministro alle Infrastrutture del nuovo governo Conte. Tre giorni prima, vista l’incompatibilità con il ruolo di deputato regionale, si era dimesso dall’Ars che il 17 settembre prendeva formalmente atto del passo indietro. A distanza di quasi 40 giorni, però, nessuno ha ancora potuto prendere il suo posto. E a contenderselo sono in cinque: i pentastellati Fabio Fortuna, Vanessa Ferreri, Giacomo Li Destri e Ketty Damante, con l’aggiunta del trapanese di Sicilia Futura Giacomo Scala, ex sindaco di Alcamo.
Manca, infatti, la decisione dell’ente competente, la commissione verifica poteri presieduta da Gianfranco Miccichè che, nonostante una chiara indicazione degli uffici della Regione sulla pentastellata gelese Ketty Damante, continua ad «approfondire il caso». Così l’assemblea regionale rimane con 69 deputati anziché 70, venendo meno alla «necessaria ricostituzione del plenum» indicata dallo Statuto. «In questa fase, teoricamente – spiega un parlamentate – qualunque legge potrebbe essere impugnata. Immagini poi se la differenza tra un’approvazione e una bocciatura passa da un solo voto…».
L’ufficio regionale del regolamento e dei resoconti del servizio ha messo nero su bianco, lo scorso 1 ottobre, i motivi per cui il seggio di Cancelleri spetta a Damante, ex consigliera comunale a Gela e oggi nello staff del deputato Luigi Sunseri. Nella nota si fa riferimento al precedente di Anna Finocchiaro, candidata alla Regione nel 2008, eletta all’Ars ma subito dimessasi per il seggio al Senato. Un precedente considerato «imprescindibile punto di partenza» ma «per i soli profili giuridici affini» al caso Cancelleri. Tra i due casi infatti c’è una sostanziale differenza: Finocchiaro si era candidata solo nella lista regionale e non anche in un collegio provinciale, Cancelleri invece era candidato pure nel suo collegio di Caltanissetta.
E in questo caso la legge regionale (la 29 del 1951) parla chiaro: «Quando per dimissioni o qualsiasi altra causa […] rimanga vacante un seggio attribuito a un candidato della lista regionale, il seggio è attribuito al gruppo di liste cui il deputato eletto nella lista regionale aveva dichiarato di aderire nell’atto di accettazione della candidatura, […] e assegnato alla lista del predetto gruppo presentata nel collegio provinciale indicato dal deputato medesimo come proprio collegio di riferimento. Viene proclamato eletto il candidato che in tale lista provinciale risulti primo dei non eletti».
Ecco perché gli uffici regionali concludono senza esitazioni che «il seggio vacante non potrà che essere attribuito al primo dei non eletti della medesima lista e del medesimo collegio provinciale, vale a dire alla candidata Concetta Damante». Ma per la commissione presieduta da Miccichè non basta. «Vogliamo vederci chiaro e non fare torto a nessuno», spiega una deputata che ne fa parte. Così, nel mese di ottobre, si sono svolte quattro audizioni per sentire e leggere le ragioni degli altri aspiranti parlamentari: Fabio Fortuna, primo dei non eletti a Siracusa, l’ex deputata Vanessa Ferreri, rimasta fuori a Ragusa, e il palermitano Giacomo Li Destri. A loro, proprio oggi, si aggiungerà Giacomo Scala. «In provincia di Trapani la nostra lista ha il miglior resto», questa la tesi del dirigente di Sicilia Futura. Le interpretazioni di una legge, si sa, sono infinite.
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