Regionale

Ars, commissioni a passo lento: poche riforme in discussione, ma il pensiero è già alle Europee

«Il disegno è da due settimane in lavorazione. Vanno modificate alcune cose, per cui continueremo a modificare e lavorarci nella speranza che si trovi la quadra per portarlo avanti. C’è una visione diversa sulla governance che deve gestire il percorso, sono modifiche di tipo tecnico». A parlare così a MeridioNews è Roberta Schillaci, deputata regionale del Movimento 5 stelle, che sta seguendo i lavori in cimmissione Cultura e Lavoro del suo disegno di legge sulla valorizzazione del Liberty siciliano. Uno dei pochi disegni che va avanti, anche se piano, così come la riforma della polizia municipale, unica riforma all’ordine del giorno al momento tra le varie commissioni.

La soluzione sarebbe pure alla portata, basterebbe – si fa per dire – una variazione di Bilancio. Poco probabile visto che in quel di palazzo d’Orleans sembra essere stato tutto congelato, tutto quello che ha un certo rilievo, quanto meno: dalla riforma che prevede anche il famigerato emendamento salva villette sul mare agli extracosti per i rifiuti (45 milioni). Motivo? La febbre sempre più alta per le elezioni europee, che non solo vedono impegnati i partiti di maggioranza in uno strano tutti contro tutti in cerca di numeri che possano ridisegnare le gerarchie all’interno della coalizione. E tra i possibili candidati alle Europee ci sarebbe proprio Marco Falcone – e non solo lui nella giunta di Schifani – responsabile della delega all’Economia.

Un corto circuito fatto notare già dall’opposizione in Aula mercoledì scorso e che adesso rischia di diventare sempre più un tema caldo. «La maggioranza è in frantumi, metà degli assessori è in campagna elettorale e il presidente Schifani tiene tutto fermo – dice Nuccio Di Paola, referente regionale del Movimento 5 stelle e vice presidente dell’Ars – In questa situazione c’è il rischio concreto che l’Ars rimanga immobilizzata fino al voto di giugno. Senza la legge di variazione del bilancio riforme e leggi di spesa rimarranno al palo, governo e maggioranza porteranno in aula disegni di legge minori. La scelta della maggioranza di bloccare il Ddl sul terzo mandato in conferenza dei capigruppo è la prova dei dissidi interni al centrodestra».

Gabriele Ruggieri

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