I SOLDI N ON BASTERANNO PER LE FASCE DEBOLI DELLA SICILIA. MA BASTERANNO, INVECE, PER I ‘SGNORI DEL PETROLIO’ E PER I POLITICI…
Ancora in alto mare la discussione sulla Legge di Stabilità ripresa oggi intorno alle 13 a Sala d’Ercole. Dopo la notte delle sorprese banditesche, con il Governo che si è presentato in Aula nella tarda serata di ieri, con un maxiemendamento che è praticamente una nuova Finanziaria non passata al vaglio delle Commissioni (ve lo abbiamo raccontato in questo articolo) suscitando un vespaio di polemiche (si è parlato di ‘golpe), adesso il dibattitto d’Aula è sull’articolo 41.
La norma introduce una sorta di reddito minimo garantito di 400 euro per le famiglie che versano in condizioni di disagio socio-economico. Dotazione prevista: 15 milioni di euro, una goccia nel mare come hanno sottolineato numerosi deputati che hanno ricordato come le famiglie poverissime in Sicilia siano almeno 130mila. Bazzecole insomma rispetto al bisogno.
Non solo. Non mancano dubbi sulle modalità di erogazione di queste risorse e il sospetto che il tutto si possa trasformare nella solita manovrina clientelare pre-elezioni (europee). Molti parlamentari hanno chiesto che la norma venisse ritirata e che i soldi fossero destinati ad altro.
“Sulla base dei dati Istat, se dessimo 400 euro a tutte le famiglie povere, servirebbero 600 milioni, altro che 15” dice in Aula, ad esempio, Toto Cordaro del gruppo Grande Sud-Cantiere Popolare. Critico anche Giovanni Panepinto del Pd: “Ritengo che questa norma vada ritirata, non si può dare trasparenza all’utilizzo di questi 15 milioni. Rischiamo di creare grande sospetto sull’utilizzo di queste somme”.
Così come Giancarlo Cancellieri del M5S: “Sapete tutti come noi Cinquestelle teniamo al reddito di cittadinanza, ma quella norma prevedeva di dare 450 euro a persone o famiglie attraverso centri per l’impiego, quindi comuni, quindi Regione. Così, invece, non c’è metodo. State creando un bacino di precariato”. Parla di una incidenza dello 0,4% il deputato Gino Ioppolo (Lista Musumeci): “Una somma irrisoria, basterebbe solo per tremila famiglia a fronte di 130mila. Ma è anche l’approccio che è sbagliato. Non possiamo erogare elemosine senza trovare soluzioni”.
Alla fine l’Aula ha approvato l’articolo con qualche piccolo aggiustamento nel testo.
Ma, se lo inseriamo nel contesto complessivo di questa manovra, il giudizio non può che peggiorare: la cifra destinata al reddito minimo è la stessa ‘regalata’ ai petrolieri. 15 milioni per le famiglie povere e 15 milioni di sconto alle compagnie petrolifere con l’abbassamento delle royalties dal 2o al 13%. Senza questa ‘carezza’ ai signori dell’oro nero, magari ci potevano essere 30 milioni per gli indigenti. O no?
Questo è il concetto di giustizia sociale del Governo Crocetta? A quanto pare si.
Vale la pena ricordare, ancora una volta, chi ha votato a favore del regalo ai petrolieri: trovate qui tutti i nomi dei deputati che hanno detto sì e che ora in Aula hanno la faccia tosta di parlare di presunti aiuti ai poveri e della nobiltà di questa norma.
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