Il boss più potente di Palermo. Si chiama Natale Bruno. Arrestato all’alba dalle forze dell’ordine (operazione Zefiro) con altre 17 persone. Cresciuto a pane e insegnamenti dei Graviano. La famiglia dei boss delle stragi del 92, quella che ha freddato don Pino Puglisi oggi diventato Santo. Nel quartiere Brancaccio ad oggi ancora si sente l’influenza di questa famiglia mafiosa.
A Palermo nessuno andava per negozio a chiedere il pizzo. I proprietari degli stessi si presentavano a casa del boss per regolarizzare i conti. Natale Bruno pretendeva il pagamento anche dei piccoli imprenditori, delle piccole botteghe. Ma gestiva anche un traffico consistente di droga.
Questo, hanno svelato le indagini della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli ed Ennio Petrigni. Per fare cassa, cercava di intrattenere quante più relazioni con i trafficanti di droga sparsi per l’Italia. Da Trapani a Napoli, a Milano. Il nuovo boss della mafia palermitana gestiva tutto dal suo ufficio: un garage di via Gaetano di Pasquale 8. Senza però capire, che proprio da quel garage, veniva ascoltato dalle forze dell’ordine attraverso le spie ambientali e «cimici».
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