Ardizzone Gioeni, non vedenti chiamano polizia e Asp Cibo sotto sequestro. Direzione sospende due ospiti

Martedì sera all’Ardizzone Gioeni si sono vissuti momenti di forte tensione. Nell’istituto che conta quindici assistiti, quasi tutti non vedenti e con disabilità più o meno gravi, è arrivata la polizia e poco dopo anche gli uomini dell’Asp di Catania. Chiamati dai ragazzi che non ne possono più di sopportare quella che definiscono «una situazione insostenibile». Il riferimento è alla mensa: «Portano il cibo ogni giorno da Belpasso, dentro contenitori di alluminio coperti da un cartoncino – raccontano – a mezzogiorno arriva sia il pranzo, che consumiamo intorno alle 14, che la cena. Così finisce che mangiamo sempre pasti freddi, quantitativamente scarsi, e sempre con gli stessi alimenti». La cena di martedì sarebbe stata sequestrata dai funzionari dell’azienda sanitaria provinciale. Stamattina, a distanza di due giorni, la direzione dell’istituto ha sospeso dal convitto due assistiti. Il ragazzo e la ragazza facevano parte del gruppetto che martedì sera ha prima protestato vivacemente e poi ha chiamato le forze dell’ordine. 

Da marzo a gestire il servizio mensa è la società Borgo Scalilli, a cui sarebbe stato affidato per via diretta, senza gare pubbliche. L’accordo è uno dei punti critici al centro della lunga relazione dell’ispettore inviato dalla Regione per fare chiarezza sulla gestione dell’Ipab Ardizzone Gioeni, dopo un esposto della Cgil. Da tempo gli assistiti lamentano disservizi e il cattivo stato dei pasti. In più di un’occasione alcuni dei ragazzi hanno fatto ricorso alle cure mediche a causa di problemi allo stomaco. «La sera nei contenitori di alluminio, ormai freddi, troviamo sempre una fetta di prosciutto e due di formaggio – racconta Giuseppe Liotta, 25 anni, ipovedente, uno dei due destinatari della sospensione – L’unica cosa che cambia è il contorno di verdure. Quindi spessissimo andiamo fuori a mangiare, pagando di tasca nostra». Eppure le Province da cui arrivano gli assistiti pagano le rette: «Nel mio caso – continua Liotta – la provincia di Catania versa 65 euro al giorno, circa duemila euro al mese». Nella convenzione tra ente e istituto è previsto un elenco di servizi: pernottamento, ristorazione, medico, lettorato (cioè una figura di sostegno allo studio), e attività extrascolastiche come palestra o piscina. «Fino all’anno scorso erano garantiti, da alcuni mesi abbiamo solo il letto e i pasti scadenti». 

Per queste ragioni martedì sei ospiti sono andati a protestare, con le vaschette del cibo in mano, dal segretario generale dell’istituto, Gianpaolo Adonia, che è anche funzionario del Comune di Catania. «Non ci ha fatti entrare nella sua stanza, dicendoci che lui non poteva fare nulla per questa situazione – spiega Liotta – ma da quando il cda è decaduto, noi non abbiamo altra figura con cui confrontarci. Quindi gli abbiamo annunciato che avremmo chiamato le forze dell’ordine». Promessa che viene mantenuta. La polizia è rimasta più di due ore nella struttura, parlando con l’amministrazione, i rappresentanti della società Borgo Scalilli e i ragazzi. L’Asp avrebbe contestato alla ditta anche la modalità di trasporto degli alimenti, che sono stati sequestrati e su cui verranno effettuate delle analisi. 

Stamani un dipendente dell’Ipab ha consegnato a Liotta e a Jessica Costa, altra giovane assistita, la lettera di sospensione dal convitto, a firma del segretario Adonia. Nel documento quest’ultimo spiega che martedì sarebbe stato disponibile a un confronto al termine della lezione della scuola degli avvocati che era in corso in una stanza vicina. Tra le motivazioni del provvedimento sottolinea quindi come i due abbiano «contribuito a istigare altri utenti ed estranei, a fare intervenire la forza pubblica per questioni meramente interne, alla presenza di numerosi discenti della scuola forense, esponendo l’ente a un gravissimo danno d’immagine». 

«Il regolamento dell’istituto permette sospensioni in caso di eventi molto gravi – commenta Costa – non credo che lamentarsi per un proprio diritto possa essere considerato tra questi. Non ho famiglia, non ho genitori, non saprei dove andare, quindi non mi muoverò da qui». Anche stamattina, a seguito delle novità emerse, i carabinieri sono intervenuti al convitto. Contattato telefonicamente, il segretario generale Adonia ha preferito non replicare nel merito: «Sono un dipendente del Comune di Catania – risponde – e il regolamento non mi permette di rilasciare dichiarazioni. Non mi devo difendere da nulla, in caso lo farò nelle sedi opportune».

Salvo Catalano

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