Archimede sgomberato a vacanze già iniziate Studenti: «Preside parla con Digos ma non con noi»

Chiedevano un’aula autogestita, la possibilità per i maggiorenni di firmare da soli l’uscita anticipata da scuola, ma anche nuovi materiali per i laboratori e un vero laboratorio di Energia, «dopo cinque anni dall’istituzione di questo indirizzo». Così gli studenti dell’istituto tecnico Archimede di Catania avevano chiesto un incontro alla preside Daniela Vetri, fissato per venerdì. La risposta è invece arrivata stamattina, con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine che hanno posto fine a dieci giorni di occupazione. Uno sgombero quando le vacanze di Natale erano già iniziate da un giorno e la stessa protesta dei giovani era agli sgoccioli per la naturale scadenze delle festività.

«Ieri girava già voce dello sgombero ed eravamo preoccupati, ma anche troppo stanchi. E così siamo andati a dormire quasi tutti alle 3 di notte – raccontano gli studenti -. Solo due o tre sono rimasti davanti al televisore collegato alle telecamere ma, quando hanno visto gli agenti arrivare intorno alle 8, non hanno avuto nemmeno il tempo di avvisarci». A occupare la scuola anche di notte erano una ventina di studenti e studentesse. «Solo gli uomini della Digos erano in un numero pari, se non superiore, al nostro». In più, agenti di polizia e carabinieri. Che sono rimasti rispettivamente davanti alla scuola e alla scientifica, anche dopo lo sgombero.

Un dispiegamento di forze dell’ordine «eccessivo e assurdo», secondo i i ragazzi. «Per i minorenni sono stati chiamati i genitori, mentre i maggiorenni siamo stati portati alla scientifica e identificati – continuano – Ci hanno preso le impronte digitali e contestato l’occupazione e l’interruzione di pubblico servizio». «In tutto questo la preside, che durante dieci giorni si era fatta vedere solo un quarto d’ora, è entrata insieme agli agenti. Ma ci ha evitati, la sentivamo urlare dal suo ufficio – spiegano gli studenti – Crediamo che in questi giorni abbia fatto la denuncia, anziché rispondere alla nostra richiesta ufficiale di incontro».

Intanto la vita della scuola occupata era in parte proseguita. «Abbiamo dato la possibilità di svolgere gli esami facendo entrare i docenti e gli stessi professori sono venuti a scuola per collaudare i progetti e sbrigare le loro attività», raccontano. «L’occupazione non sarebbe continuata se la preside venerdì si fosse presentata e avesse ascoltato le nostre richieste – concludono gli studenti – Al massimo avremmo chiesto altri due giorni per pulire e sistemare, mentre adesso la scuola è un po’ in disordine e ci dispiace».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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