Approvato il regolamento sui beni confiscati Il consiglio dice «no» all’abolizione del Tar

L’approvazione del regolamento per l’affidamento dei beni confiscati alla criminalità organizzata è realtà. L’atto è stato approvato pochi minuti fa dal consiglio comunale di Catania, all’unanimità, con 26 voti favorevoli. Il provvedimento è stato al centro di un acceso dibattito, che ha contemplato interventi in materia e le repliche di molti consiglieri presenti. Unico punto critico è stato quello relativo all‘assegnazione dei beni, semplificata per associazioni già iscritte ad albo delle Onlus, presente nell’atto, emerso da un emendamento – bocciato dall’aula – presentato dal consigliere Carmelo Coppolino di Grande Catania, che proponeva di ampliare l’accesso a qualunque associazione no profit. Un voto sfavorevole sull’emendamento definito dal capogruppo Giuseppe Castiglione «la dimostrazione che la maggioranza non riesce ad approvare nemmeno un regolamento senza il voto dell’opposizione».

Il consigliere Andrea Barresi di Grande Catania ha posto l’attenzione sulla necessità di maggiore legalità e interventi di contrasto all’abusivismoElisabetta Vanin del gruppo Con Bianco per Catania insieme al capogruppoo Alessandro Porto, hanno invece posto l’attenzione sull’esigenza di un servizio di assistenza per favorire l’integrazione di degli alunni diversamente abili in ambiente scolastico. Approvati infine anche due emendamenti, presentati dai consiglieri Niccolà Notarbarto (Pd) e Giuseppe Catalano (Grande Catania).

Nel corso del dibattito consiliare ha avuto però preminente rilievo la mozione d’ordine, approvata all’unanimità, presentata dal consigliere Agatino Lanzafame relativa alla chiusura della sezione staccata del Tribunale amministrativo regionale a Catania. La decisione è contenuta nel Decreto legge sulla Pubblica Amministrazione che contempla, all’articolo 18, la soppressione delle sezioni staccate dei Tar in tutta Italia. Compreso quello del capoluogo etneo, sebbene superi la sede centrale di Palermo, sia per numero di sezioni che di contenziosi.

«La revisione della spesa pubblica non può mai tradursi in una serie di indiscriminati tagli – afferma Lanzafame- e la soppressione del Tar Catania avrebbe come conseguenza un aumento dei costi di accesso alla giustizia da parte dei cittadini, negando il diritto di difesa ai meno abbienti», afferma il consigliere del gruppo Con Bianco per Catania. «Questa decisione – prosegue Lanzafame – comporterebbe un aumento esponenziale delle spese per la pubblica amministrazione, e si tradurrebbe nella impossibilità dell’esercizio della professione forense per tantissimi giovani professionisti», spiega il consigliere, riferendosi alle esigenze di spostamento nel capoluogo. E a un poco auspicabile allungamento dei tempi processuali.

Secondo quanto emerso dalla mozione approvata dal consiglio, quindi, la soppressione non comporterebbe alcuna economia, come evidenzia lo stesso Lanzafame: «Il già rilevato aumento dei costi di accesso da parte dei cittadini e la conseguente limitazione del diritto di accesso alla giustizia non trovano alcuna ragionevole giustificazione sul piano del risparmio, dato che permarrebbe tutto il personale allocato presso la sede di Catania», conclude il consigliere.

Sulla questione, subito prima del voto favorevole del consiglio, è intervenuto con una nota anche il sindaco di Catania Enzo Bianco, recatosi in aula. «Ci batteremo con ogni mezzo affinché non venga chiuso. Si tratta di un colossale errore, e sono sicuro che troverò risposta dal governo di Matteo Renzi», ha affermato il primo cittadino. Del tema si sono occupati anche i parlamentari regionali Angela Foti (M5s), Marco Falcone (Fi) e Bernadette Grasso (Pid-Gs). Il voto dell’Assemblea regionale siciliana è previsto per domani alle 16.

Alessandra Litrico

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