Con molta probabilità, quando la magistratura ci metterà le mani, non potrà fare a meno di leggere le parole di una pesante denuncia di Pino Apprendi. Parlamentare regionale del Pd, battitore libero per antonomasia (è l’unico dirigente del Partito democratico che ha criticato, ad esempio, la gestione della formazione professionale), Apprendi nella vita fa il vigile del fuoco e conosce molto bene la dinamica degli incendi e, soprattutto, come si combattono. Sull’incendio che ha colpito la discarica di Bellolampo, a due passi da Palermo, Appendi ha le idee piuttosto chiare.
“Sin dal primo momento – dice Apprendi – non ho avuto dubbi che l’incendio della discarica di Bellolampo, a Palermo, durasse molte giornate e che il personale intervenuto, vigili del fuoco in prima linea ,come sempre, dipendenti Amia e protezione civile non era dotato dei mezzi necessari per spegnere l’incendio e per limitare al massimo che fumi nocivi si riversassero su Palermo e zone limitrofe”.
“Ancora oggi – aggiunge il parlamentare del Pd a Sala d’Ercole – su 6 mezzi pesanti, soltanto uno era in funzione per cui è impensabile che presto si possa spegnere l’incendio. Si è affrontata l’emergenza in maniera inadeguata, sono stati sottovalutati gli effetti dei fumi sulla salute dei cittadini. E’ comese in presenza di un cancro si somministrasse un analgesico”.
Quindi la ‘botta finale: “Probabilmente gli stessi strumenti usati per il rilevamento dei gas non corrispondono alle reali esigenze”.
Dunque, invece di usare i mezzi a disposizione per spegnere in tempi rapidi l’incendio, qualcun ha pensato di ‘risparmirare’. Solo che, questa volta, la spending review che la Regione non ha fatto è stata fatta, invece, sulla pelle dei cittadini.
Le considerazioni di Apprendi non sono di natura politica. Il parlamentare si limita a fare semplici osservazioni tecniche, di buon senso: su sei mezzi pesanti ne è stato utilizzato solo uno. Così il fuoco della discarica, invece di essere spento in un giorno è andato avanti per quattro, cinque, forse sei giorni. Un pressappochismo che ha dell’incredibile, considerato che a farne le spese è stata a salute di migliaia e miglia di cittadini siciliani.
Come abbiamo avuto modo di raccontare ieri, da sabato scorso ad oggi su Palermo e nei centri del circondario si sono alternati venti diversi. Da qui l’ipotesi che i fumi – e con i funi i veleni – siano arrivati ovunque. Inquinando l’aria, gli oggetti, l’agricoltura, gli allevamenti e via continuando.
Ci aspettavamo – lo abbiamo sempre scritto ieri – che le tante autorità preposte alla salute pubblica – informassero i cittadini su quello che stava succedendo. Anche per dare indicazioni su cosa fare e su quali precauzioni adottare, visto che i fumi invadevano la città. Invece, nulla di nulla.Solo silenzi.
Ora Apprendi, da tecnico, ci dice che, “probabilmente gli stessi strumenti usati per il rilevamento dei gas non corrispondono alle reali esigenze”.
In pratica, chi avrebbe dovuto tutelare sulla salute pubblica non sarebbe nemmeno in grado di spiegarci che tipo di gas e che tipo di sostanze nocive hanno invaso i luoghi in cui viviamo.
Tutto questo – lo ribadiamo – è semplicemente incredibile.
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