«Bisogna sentire Pietro Riggio». È una richiesta unanime quella esternata questa mattina dagli avvocati difensori durante l’udienza del processo d’appello Capaci bis, che si celebra a Caltanissetta e che vede imputati Salvatore Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Una richiesta che arriva dopo il deposito di alcuni verbali resi dal collaboratore di giustizia nisseno che, tra le tante cose, un anno fa ha raccontato ai magistrati di alcuni dettagli appresi da un ex poliziotto, che si sarebbe adoperato in prima persona per collocare l’esplosivo sotto l’autostrada. Una richiesta accolta, dopo nemmeno mezzora di camera di consiglio, dalla corte. Che ha accolto in toto le richieste dei difensori, predisponendo quindi non solo l’esame del collaboratore Riggio, ma anche di altri tre pentiti: sono Maurizio Avola, Natale Di Raimondo e Marcello D’Agata.
Insieme a loro sarà chiamata anche la genetista Nicoletta Resta, professoressa associata di genetica medica dell’Università di Bari che ha analizzato due reperti ritrovati sul luogo della strage il 23 maggio ’92, due guanti in lattice ritrovati insieme a una torcia e a un tubetto di mastice. «Siamo stati inondati dagli articoli di stampa sulle recenti rivelazioni di Riggio sulla strage di Capaci, rivelazioni che avrebbero portato anche a riunioni riservate tra la Dna e la procura di Caltanissetta – dice in aula l’avvocato Salvatore Petronio -. Riggio ha fornito tutta una serie di elementi e di spunti che chiaramente possono essere decisivi e fare luce sulla reale natura di questo esplosivo di cui ci occupiamo oggi in questo processo. Quello che secondo Spatuzza sarebbe stato macinato dai suoi complici, gli imputati odierni. Bisogna andare a valutare oggi se questo esplosivo macinato sia stato poi usato per la strage e da soggetti differenti e appartenenti a sfere totalmente diverse e più inquietanti come i servizi libici». Il collaboratore nisseno infatti ha tirato in ballo anche una donna che avrebbe fatto parte dei servizi segreti libici, appunto, e che avrebbe avuto un ruolo nella strage.
Per l’avvocato Petronio, quindi, come per i colleghi che hanno preso la parola dopo di lui, è fondamentale sentire Riggio in particolare sulle modalità di caricamento del cunicolo, sui personaggi coinvolti, sulla presenza di soggetti appartenenti ai servizi segreti e di una donna appartenente agli stessi, sulla provenienza e la tipologia dell’esplosivo ed eventuali altri dettagli a sua conoscenza. Aspetti, alcuni, sui quali il difensore ha chiesto anche di sentire Maurizio Avola, che dovrà rispondere sulla qualità e quantità dell’esplosivo da lui consegnato per l’esecuzione della strage di Capaci e sul coinvolgimento di persone estranee a Cosa nostra. Proprio lui, già sentito il 5 aprile 2019 dalla corte d’assise di Caltanissetta in primo grado nell’ambito del processo a carico di Matteo Messina Denaro, aveva già parlato del coinvolgimento di personaggi americani.
«Avola successivamente ha aggiunto delle circostanze che prima non aveva raccontato e per questo è stato poi sentito dalla procura generale – sottolinea anche l’avvocato Flavio Sinatra -. Sentirlo sugli stessi fatti e con le stesse domande potrebbe stimolare ulteriormente la sua memoria. Mentre Pietro Riggio non è stato mai neanche sentito, quindi è necessario ascoltarlo su questi particolari, sono dichiarazioni che hanno una loro incidenza». Tutte richieste sposate anche dagli altri difensori, che hanno chiesto anche di essere messi a conoscenza di eventuali altre dichiarazioni rese dal collaboratore nisseno, successive a quelle divenute note di recente, che potrebbero riguardare sempre la strage di Capaci. Si associa anche la procura generale, che ha chiesto in aggiunta all’esame di Riggio e di Avola, anche dei collaboratori Marcello D’Agata e natale Di Raimondo, insieme alla professoressa Resta, per chiarire ogni aspetto su questi dettagli. Richieste tutte accolte dalla corte. I primi due collaboratori, Riggio e Avola, saranno ascoltati a novembre.
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