«Avete scritto di Protezione civile e Commissario straordinario per il rischio idrogeologico, ma anche all’Università di Catania succedono cose strane». Seduto al tavolino di un bar, con davanti a sé un caffè e una carpetta contenente atti e documenti, c’è il titolare di un’impresa edile del Catanese che – dopo avere letto il pezzo di MeridioNews sui movimenti che starebbero avvenendo all’ombra del fiume di soldi per il Patto per il Sud – ha deciso di raccontare la propria esperienza con le gare d’appalto. E rimarcare che i dubbi sulla trasparenza degli iter di aggiudicazione riguardano anche altre stazioni appaltanti. Compresa l’università.
«Si tratta di un sistema trasversale e coinvolge tutti, eccetto chi si ostina a lavorare onestamente», racconta mentre mostra un foglio di carta. «Questa è una lettera che ho inviato all’università di Catania per chiedere l’annullamento di tre gare sospette – spiega – ma nulla è stato fatto. In un primo tempo non mi hanno risposto, poi, dopo ulteriori solleciti, hanno detto che per loro andava bene così».
L’appalto su cui l’imprenditore si concentra è quello riguardante la realizzazione di un fabbricato adibito ad aule per il dipartimento di ingegneria alla Cittadella di via Santa Sofia. Importo della gara: quasi 625mila euro. La storia inizia nell’estate di due anni fa quando il consiglio di amministrazione dell’università autorizza la gara aperta, ovvero la procedura che garantisce la possibilità a qualsiasi impresa interessata di presentare la propria offerta. Meno di un anno dopo, però, lo stesso cda – su richiesta dell’allora rettore Giacomo Pignataro – torna sulla decisione, modificando la modalità di assegnazione dei lavori: non più gara aperta, ma procedura negoziata a inviti.
La scelta è spiegata richiamando il nuovo codice degli appalti sponsorizzato da Raffaele Cantone, nel punto in cui prevede la possibilità – non l’obbligo – di restringere la lista dei partecipanti a 15 operatori. Il tutto, però, seguendo una serie di prescrizioni che l’università di Catania non avrebbe rispettato. «L’Anac dice che bisogna motivare la decisione – continua l’imprenditore -. Ed è assurdo fare riferimento al bisogno di celerità ed economicità, perché se no ogni gara potrebbe essere a inviti, sacrificando imparzialità e trasparenza». In realtà proprio a questi due principi si fa riferimento nella delibera che l’università approva il 27 maggio 2016 e, anche per questo, nel bando di gara viene inclusa la possibilità di selezionare le imprese «anche mediante sorteggio».
L’estrazione avrebbe coinvolto le 485 ditte che avevano risposto all’avviso pubblicato a fine 2016. Il condizionale però è d’obbligo, perché in realtà il sorteggio non si è mai svolto. «In considerazione della specifica difficoltà realizzativa dell’intervento [il Rup] ha reputato opportuno procedere a selezionare operatori di comprovata esperienza nel settore», si legge nel decreto di aggiudicazione firmato dall’ex direttore generale Federico Portoghese. Una spiegazione che l’imprenditore si rifiuta di accettare. «Offendono l’intelligenza – attacca -. Ogni impresa ha presentato la Soa, cioè la certificazione che attesta il possesso dei requisiti per partecipare a un determinato tipo di gara. Come può un funzionario selezionarle se non in maniera discrezionale? E come – prosegue – possiamo escludere che ciò non comporti favoritismi?».
«Ho preferito invitare imprese che conoscevo, il lavoro era particolare e non volevo ritrovarmi con ditte che avrebbero potuto presentare forti ribassi per un’opera i cui margini di guadagno erano relativamente bassi». Risponde così l’ingegnere Giovanni Luca Iacona alla domanda sul perché non sia stato effettuato il sorteggio. È lui il Rup che ha seguito l’iter. «Ne ho scelte cinque catanesi, cinque dell’hinterland etneo e cinque del resto della Regione», spiega. E in merito alla trasparenza aggiunge: «Ho selezionato ditte che non avevano ricevuto inviti nell’ultimo anno».
Le cose, tuttavia, non sembrano stare proprio così. Facendo una rapida ricerca su Internet si scopre, per esempio, che la LSV Costruzioni, l’impresa di Maletto che si è aggiudicata l’appalto, è stata invitata a settembre scorso – quindi pochi mesi prima l’aggiudicazione dei lavori per le aule di Ingegneria – per la gara riguardante il restauro dei locali del Rettorato, essendo stata una delle dieci fortunate ditte sorteggiate tra le 93 che avevano risposto all’avviso. Ma c’è di più: circa un mese dopo l’invito di Iacona, la stessa LSV Costruzioni viene invitata – senza sorteggio – per una gara inerente i lavori di recupero del museo della fabbrica all’interno del monastero dei Benedettini e vinta da un’altra ditta di Maletto. Che la LSV abbia numerosi rapporti con l’università lo si evince anche dall’elenco delle procedure per l’affidamento di opere pubblicato sul sito dell’ente, dove il nome LSV Costruzioni ricorre decine di volte per affidamenti diretti o procedure con pochi inviti. «Quando ho cercato io non ho avuto questi riscontri», chiosa Iacona.
Sulla vicenda MeridioNews ha contattato l’attuale direttore generale dell’università di Catania, Candeloro Bellantoni, calabrese proveniente dall’università Bicocca di Milano, arrivato nel capoluogo etneo dopo il bando in questione. «Per le aule a Ingegneria posso solo dire che non mi risulta siano stati intentati ricorsi – commenta -. Sul futuro, invece, aggiungo che sotto la mia direzione l’obiettivo sarà quello di ricorrere il più possibile alle procedure aperte». Tra i progetti annunciati da Bellantoni anche la formazione dell’elenco delle imprese fiduciarie e l’uso di una piattaforma digitale per la gestione delle gare. «In attesa di averne una nostra, inizieremo usufruendo della strumentazione di Consip. Sarà un miglioramento sostanziale, a cui – conclude – aggiungeremo anche la creazione di una centrale unica di committenza».
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