Appalti truccati: quel 38° parallelo che divide la Sicilia dal resto d’Italia

LA DIFFERENZA TRA LA NOSTRA ISOLA E I LUOGHI ‘GIOIOSI’ DELL’EXPO DI MILANO E DEL MO.S.E. DI VENEZIA E’ CHE, DALLE NOSTRE PARTI, ESISTE E RESISTE UN MURO DI GOMMA CHE CONTINUA A TENERE AL SICURO I GRANDI PROTAGONISTI DI TRUFFE MILIONARIE. CHI E’ CHE PROTEGGE QUEST’ANTIMAFIA DI CARTA?

di Roberto Sciascia

Corea del Nord e Corea del Sud: due mondi limitrofi ma completamente diversi:

– reddito annuo pro-capite della Corea del Nord: 1.800 dollari, reddito annuo pro-capite della Corea del Sud: 30.000 dollari.

– flusso turistico annuo Corea del Nord: 1.500 turisti; flusso turistico annuo Corea del Nord: 10 milioni di turisti.

Potremmo continuare a snocciolare i numeri per marcare le profonde differenze tra i due Stati Coreani, ma quello che ci interessa evidenziare è la probabile causa di tale evidente squilibrio; ora non sbuffate al pensiero di dovervi sorbire chissà quale torrenziale analisi storico-economico-culturale, perché la causa, a quanto pare, è banale: è il 38° parallelo!

Dovrebbe essere una linea immaginaria curva, disegnata dai fisici per rilevare con facilità un punto geografico preciso sulla Terra, in realtà e come se dividesse, nella sostanza, due realtà completamente diverse: la Corea del Nord, infatti, e la Corea del Sud sono separate idealmente dal 38° parallelo, ed è lo stesso 38° parallelo a marcare una altrettanto devastante diversità tra due mondi: la Sicilia dal resto d’Italia.

Il 38° parallelo isola la Sicilia dal resto d’Italia facendone, per certi aspetti, non un triangolo di terra ridente e prosperosa, ma, piuttosto, una sorta di triangolo delle Bermude, un triangolo maledetto dove avvengono misteriosi fenomeni che non possono non essere accostati al paranormale e agli UFO.

Altrimenti, per la sparizione di interi, corposi, fascicoli giudiziari di indagine in capo a determinati personaggi politici e non, dovremmo parlare di una vera e propria “devianza” dell’apparato giurisdizionale, che si manifesta con la conseguente assunzione di indirizzi, finalità e connotazioni inevitabilmente politici, oppure, nel caso più devastante, dovremmo chiederci se, per caso, non è uno Stato parallelo isolano, perfettamente sovrapposto a quello che conosciamo, che muove le fila di burattini e di qualche apparente burattinaio, descrivendo una parabola di invisibile violenza esercitata attraverso un potere sempre più pervasivo.

Ma rimaniamo con i piedi per terra (e le spalle ben accostate al muro!), e limitiamoci ad alcune osservazioni, a nostro avviso, meritevoli di attenzione.

Le cupole degli appalti pubblici nel Nord Italia

Dunque, nel resto di Italia abbiamo assistito nelle ultime settimane ai due ennesimi scandali epocali che hanno scoperchiato santuari apparentemente invalicabili:

in Lombardia è stata scoperta una vera e propria “cupola per condizionare gli appalti”, alcuni dei quali relativi anche ad Expo 2015.

La “cupola” prometteva “avanzamenti di carriera” grazie a “protezioni politiche” a manager e pubblici ufficiali.

A quanto pare, e stando alle cronache, è il ”Direttore Responsabile dell’Ufficio contratti” di Expo 2015 s.p.a., Angelo Paris, e con lui anche due vecchi ‘protagonisti’ della stagione di Tangentopoli, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, che, assieme all’ex senatore avrebbero creato una ”saldatura” tra imprese, cooperative e tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra fino alla Lega, per condizionare e assegnare appalti in cambio di tangenti: si parla di appalti pubblici per oltre due miliardi di euro.

14 arresti e 100 indagati, invece, registra l’inchiesta sul Mo.s.e. di Venezia, il maxi progetto per difendere la città lagunare dai picchi dell’alta marea.

Le accuse vanno dalla turbativa d’asta alle fatture false, fino agli appalti non regolari. Si parla di 5,5 miliardi di euro.

L’operazione ha impiegato oltre 500 militari delle Fiamme Gialle tra il Veneto, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania.

Moderne tecniche di turbativa d’asta

Se ai tempi del Ministero dei ll.pp. della Mafia le tecniche di acquisizione truffaldina di grosse commesse pubbliche erano piuttosto dirette e grossolane, passando dall’intimidazione:

(… senta, Signor mio, Lei per fozza deve partecipare a questo apparto: siccome cè interessato quarche amico nostro, non vorremmo che le succedesse quarcosa? Ahhhh ..! Noi ci teniamo alla salute vostra e dei vostri figli …”;

al coinvolgimento: “… senta, dottore, noi sappiamo essere riconoscenti con chi ci dà una mano di aiuto, pertanto ci aspettiamo da lei che che queste apparto vada alla persona giusta……”) fino alla partecipazione di più concorrenti appattati.

Nel caso dell’EXPO 2015 e del MO.S.E. si è messa in moto una tecnica combinata che prevede l’accentramento delle operazioni di gara su pochi fidatissimi yes man, la sostituzione della gara europea (aperta a tutte le aziende) con la procedura negoziata, che funziona su invito specifico di chi appalta l’opera, oppure con l’offerta economicamente più vantaggiosa, condita da un bando di gara capestro e ulteriori vincoli che restringono enormemente la platea dei possibili concorrenti.

Quanto sopra detto è stato oggetto di un lungo articolo su Repubblica di qualche settimana fa; così come anche il MO.S.E., il gigantesco affare delle dighe mobili di Venezia, è stato sottratto alle normali procedure d’appalto grazie alle deroghe perviste dalla legge “salva Venezia” del 1984: anche l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici ne aveva fatto oggetto di denuncia, inascoltata, circa sette anni fa, nella sua relazione annuale al Parlamento.

Risultato: arresti e misure alternative di riduzione della libertà individuale a carico delle decine e decine di persone coinvolte in questi scandali.

Uhm … fino a qualche anno fa era un refrain caro a molti politici del Nord:

“… Roma ladrona …!” tuonavano da chissà quale pulpito; in realtà è il sistema-Paese che è sommerso, ormai, da un livello di corruzione, da un materialismo, da una tale dose di inciviltà, che la scelta migliore dovrebbe essere il silenzio, perché di fronte a tutto questo chiasso, a tutti quelli che si stracciano le vesti, vedere che poi non cambia nulla e tutto resta come prima, anzi peggio di prima, rende inutile la parola, rende volgare la ragione, troppo distanti da un Paese, abbonato purtroppo all’incoerenza e alla dissimulazione.

E in Sicilia?

Degli avamposti, però, sono comunque necessari perché più vengono a mancare i contrappesi necessari a combattere e prevenire le storture sempre più frequenti e devastanti, maggiore è la necessità di far capire, con resoconti abbastanza puntuali, a che punto è arrivato il degrado nell’amministrare la cosa pubblica e quanto devastante e cinico è diventato il potere di una ben determinata cricca di personaggi pubblici convinti, secondo noi a torto, che la Giustizia mai e poi mai intralcerà le loro “attività”.

I recenti casi di Expo 2015 e Mo.S.E., di cui abbiamo parlato, danno, forse, il segnale concreto di un’inversione di tendenza?

Se così fosse, torniamo comunque all’assunto iniziale: la Sicilia non è un’Isola felicemente appollaiata sul Mediterraneo; se qualcuno pensa di veicolare il messaggio che, dopo avere massacrato Totò Cuffaro ed avere messo di lato Raffaele Lombardo, additando i due ex esponenti politici come la malapianta da estirpare, è stato sconfitto il malaffare dalle Istituzioni pubbliche in Sicilia, si sbaglia di grosso per due sempre più evidenti motivi: l’uno che forse, in fondo in fondo, sia Totò Cuffaro che Raffaele Lombardo, non dovrebbero stare non solo sul podio dei delinquenti più esecrati, ma nemmeno nelle seconde file; il secondo che, anche se con la luce fioca di un blog, sono emerse alcune delle trame truf…, per centinaia di milioni di euro, del Governatore Crocetta e della sua banda ed il silenzio assordante di queste settimane sul tema è piuttosto singolare, e stride violentemente con quanto proprio in questi giorni sta succedendo giù al Nord e di cui abbiamo qui scritto.

Certo è che se un politico al di sopra di ogni sospetto come l’ex Presidente della provincia di Catania, On.le Musumeci, punta di diamante dell’opposizione al Governo regionale siciliano, è ancora convinto di potere sfidare il Governatore sul terreno delle riforme, nonostante sia perfettamente al corrente della caratura delin… di Crocetta, il compito diventa molto più arduo.

Pazienza, se sarà necessario, proveremo a squarciarlo, questo muro di gomma con denunce sempre più scomode, moltiplicando gli sforzi nell’ambito di una lotta irriverente contro un potere parassita e incapace, al fine di scardinare i santuari di quell’antimafia di carta formata da una congrega mediocre che si autosostiene per intessi politici, per ambizione, a volte per mero profitto; una congregazione che ha creato un vero e proprio sistema di potere, molto esteso e che ha già causato, per mano dei suoi rappresentanti più cialtroni, ingenti danni, che, ci auguriamo, siano reversibili.

 

 

 

 

 

 

Redazione

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