Antincendio, la polemica sui droni dentro al Corpo forestale Responsabile: «Reggono al vento e utili a scovare piromani»

«Questo funzionario, che ha preferito restare anonimo, ha dimostrato di non essere molto preparato sulle specifiche dei droni di cui il Corpo forestale della Regione Siciliana si è dotato già dalla scorsa estate». Le perplessità sull’impiego degli aeromobili a pilotaggio remoto, annunciato dall’assessore al Territorio Toto Cordaro in vista dell’imminente campagna antincendio, hanno smosso gli animi all’interno degli uffici regionali. A maggior ragione che, come rivelato da MeridioNews, a nutrire dubbi sulle scelte compiute dal governo non sono solo gli oppositori politici o chi, sui social, ha l’abitudine di criticare in via preventiva, ma uno dei funzionari del Corpo forestale. Dunque qualcuno che dall’interno ha visto sviluppare il progetto relativo ai droni. Ciò ha portato il responsabile dell’ufficio Coordinamento droni della Regione, Gerlando Cuffaro, a intervenire attraverso il nostro giornale: «Il modello che è stato acquistato può reggere venti fino ai 40 chilometri orari – replica – e d’estate nella nostra isola è molto raro il vento superi queste velocità. Potrebbero essere superate nell’area in cui sta avvenendo l’incendio, a causa del cosiddetto effetto camino, ma i droni non è previsto vengano usati nelle fasi d’emergenza ma in via preventiva, monitorando il territorio, avvistando precocemente focolai e – aggiunge – individuando soggetti potenzialmente sospetti». 

Cuffaro si sofferma poi sul fatto che quello legato alla campagna antincendio è soltanto uno degli impieghi potenziali dei droni. «Ne abbiamo un’ottantina da luglio 2021, uno per distaccamento – prosegue il commissario superiore del Corpo forestale -. Dal mese di agosto scorso ogni distaccamento ha potuto usarli anche nel corso dell’inverno, compatibilmente chiaramente con le condizioni meteo. Quest’anno – spiega Cuffaro – sarà incrementata la flotta con otto modelli dotati di termocamera, per il cui utilizzo serve un attestato Enac. Ed è per questo che ad aprile si è svolto un corso di formazione di cinque giorni per ottanta unità». In merito al riferimento a un progetto pilota a cui la Regione Siciliana stava lavorando e che avrebbe previsto la sperimentazione dei droni a filo, Cuffaro fornisce una versione diversa: «Non mi risulta fosse mai partito un progetto pilota, probabilmente lo avrei saputo. Ricordo che in una riunione qualcuno ipotizzò la possibilità di puntare su questi modelli, ma ho fatto presente che non sarebbero stati utili allo scopo perché – spiega – essendo collegati a terra con un filo sottile ma molto resistente non li si sarebbe potuti utilizzare in aree boscate per il rischio si impigliassero tra i rami degli alberi. Nelle aree boscate questa tipologia di droni potrebbe essere usata solo verticalmente mentre i droni attualmente in dotazione, e quelli futuri, permettono di avere una visuale fino a 120 metri dal punto di decollo e fino a 500 metri, se visibili all’operatore, sul piano orizzontale». 

Conoscere i risultati ottenuti fin qui dall’uso dei droni, considerata la possibilità per i distaccamenti di metterli in volo già dall’anno scorso, al momento non è possibile. «Non esiste attualmente un registro dell’uso che sin qui è stato fatto dei droni – spiega Cuffaro – proprio perché ogni distaccamento ha potuto lavorare in autonomia e anche perché nella nostra visione i droni dovrebbero far parte della dotazione individuale del personale, strumenti da portare con sé al pari di un binocolo. Con questi modelli assicuriamo di poter coprire ettari di terreno e, in caso di incendio, valutare prima dell’arrivo dei mezzi aerei la migliore strategia da attuare per raggiungere in sicurezza ed efficacemente il fronte fuoco con i mezzi terrestri. Inoltre, dopo l’incendio – conclude Cuffaro – i droni potranno effettuare il rilevamento dell’area bruciata per l’aggiornamento del Catasto nazionale incendi».

Simone Olivelli

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