Angelo Lombardo, l’immunità protegge due intercettazioni «Nel 2008 la procura dimentica di chiedere l’autorizzazione»

Angelo Lombardo non è più un parlamentare, ma beneficerà comunque dell’immunità in tema di intercettazioni telefoniche prevista per gli inquilini di Montecitorio. Due conversazioni telefoniche risalenti al 14 giugno 2008 non potranno, per ora, essere acquisite tra le prove dell’accusa nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato dall’aver favorito Cosa nostra, in cui il fratello dell’ex presidente siciliano Raffaele Lombardo è imputato. Alla sbarra, insieme al politico di Grammichele, ci sono Vincenzo Aiello, reggente provinciale dei Santapaola-Ercolano, il boss calatino appassionato di politica Rosario Di Dio, il collaboratore di giustizia del clan Cappello Gaetano D’Aquino e il geologo autonomista Vincenzo Barbagallo, già condannato in appello a sei anni nel processo Iblis.

La voce del parlamentare autonomista viene captata dagli uomini dei Carabinieri in maniera del tutto fortuita. Ad essere intercettato è infatti Gaetano D’Antona, ex marito di Vanessa D’Arrigo, capogruppo del Movimento per le autonomie alla provincia di Catania. Angelo Lombardo, eletto all’assemblea regionale siciliana nelle elezioni del 14 aprile 2008 con quasi ventimila preferenze, subentra tuttavia tra i banchi del Parlamento in sostituzione del fratello, diventato presidente della Regione. La proclamazione arriva a distanza di pochi giorni e così, il 29 aprile, Lombardo entra di diritto «nel pieno esercizio delle sue funzioni», spiega al collegio il suo legale, Calogero Licata. Secondo la legge, a partire da questa data ogni registrazione di conversazione – anche quelle non effettuate direttamente sull’utenza del parlamentare – deve essere sottoposta entro dieci giorni alla richiesta di autorizzazione da parte della Camera. Ma per Angelo Lombardo non sarebbe avvenuto. Una grave mancanza, per il legale, che rende inutilizzabili i due file.

A parlare con Lombardo nei mesi successivi al trionfo elettorale del Movimento per le autonomie, senza sapere di essere ascoltato, è Gaetano D’Antona (non imputato in questo procedimento ndr). Del fedelissimo dei fratelli autonomisti, conosciuto con il soprannome di Calimero, in passato ha già rivelato diversi aneddoti il pentito Gaetano D’Aquino. «Camminava – spiegava ai magistrati – ventiquattrore su ventiquattro insieme ad Angelo Lombardo». Quando poi al collaboratore viene ricordata l’espressione utilizzata in un precedente colloquio, «erano u sicchiu e a codda», l’ex boss dei Cappello non ha avuto dubbi: «Lo posso ribadire fino a cento anni». Un uomo conosciuto in diversi ambienti con una qualità particolare: «Ha tantissime amicizie – prosegue – nell’ambito di ditte di costruzioni, delle aste, si occupa di comprare per ristrutturare e poi rivendere».

Escluse al momento quelle sottoposte a immunità parlamentare, entreranno nel processo 240 intercettazioni telefoniche e ambientali. Molte di queste captate nel casolare di campagna di Giovanni Barbagallo, in contrada Margherito nel territorio di Ramacca. L’abitazione era uno dei luoghi preferiti da Vincenzo Aiello e dai suoi uomini più fidati per l’organizzazione di numerosi summit. Il 4 maggio 2008, per festeggiare il risultato elettorale, Angelo Lombardo decise di prendere parte a un pranzo conviviale organizzato in suo onore da Barbagallo. Al tavolo, tra gli ospiti, c’era anche il sorvegliato speciale Alfio Stiro, indicato dai collaboratori di giustizia come il referente della famiglia Santapaola a Gravina di Catania. 

Dario De Luca

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