Angelo D’Arrigo, evento in ricordo del recordman La moglie: «Ognuno ha il suo Everest da scalare»

Centinaia di lanterne si leveranno in volo dall’Etna, dall’Himalaya, dall’Aconcagua in ricordo di Angelo D’Arrigo. Avverrà il 26 marzo e sarà il modo per ricordare il catanese recordman di deltaplano, oltre che appassionato e studioso del volo umano e degli uccelli, tragicamente scomparso all’età di 45 anni – dieci anni fa – in un incidente aereo a Comiso. «Sarà un momento per ricordare Angelo – dichiara a MeridioNews Laura Mancuso, moglie di D’Arrigo e presidente della fondazione a lui dedicata – E pure l’opportunità per chi vuole conoscere le risorse del nostro territorio». 

Per sempre in volo è il nome della giornata interamente dedicata alla memoria di D’Arrigo, che si celebrerà sull’Etna tra escursioni guidate, voli in parapendio, postazioni di free climbing, percorsi in mountain bike, concerti, proiezioni e numerose altre iniziative. L’evento è stato organizzato dall’omonima fondazione: «Angelo ritornò da Parigi per vivere in Sicilia. Diceva che l’Etna emanava un’energia particolare e ne sentiva, in modo intenso, il richiamo. Lui apparteneva a questa terra», dice Mancuso. Nel ricordo del marito, il rilievo più forte è «il suo amore per la natura. Permeava tutto il suo essere. Non faceva le cose perché doveva o voleva, ma perché sentiva di farle».

D’Arrigo ha sorvolato in deltaplano il deserto del Sahara e il mar Mediterraneo. Ha reintrodotto nel loro habitat naturale uno stormo di gru siberiane. Sfruttando le correnti ascensionali ha superato le vette più alte del mondo: l’Everest e l’Aconcagua. Ha realizzato e fatto volare la Piuma di Leonardo Da Vinci. «I suoi progetti nascevano da un sogno che riusciva a rendere concreto grazie a impegno e dedizione. Dormiva poco, si svegliava alle cinque del mattino, correva per 20 chilometri – aggiunge la moglie – si allenava e studiava ogni giorno. Riusciva ad entrare in simbiosi con gli uccelli, cercava di capirli affidandosi all’istinto e loro si fidavano di lui». 

È morto il 26 marzo 2006, in seguito allo schianto di un piccolo aereo su cui stava volando come passeggero e ospite d’onore, durante una manifestazione. Laura Mancuso ha voluto dare continuità alle imprese e alla vita del marito. Dopo due mesi dall’incidente ha costituito la fondazione Angelo D’Arrigo: «Sono diverse le iniziative promosse – spiega la donna – tra le quali la costruzione, in Perù, di un asilo nido e di una una postazione medica. Abbiamo portato in volo donne di diversi continenti con storie difficili alle spalle e donne di successo». Si è trattato di un volo di mille metri «per attraversare e superare il dolore e liberare le emozioni», spiega Mancuso. 

Seguire il proprio istinto, comprendere le proprie attitudini è quello di cui la presidente della fondazione parla ai giovani delle scuole e delle carceri durante gli incontri: «Non tutti gli adolescenti sanno chi era Angelo, ma quando racconto la sua storia, rimangono affascinati. È facile identificarsi in lui, non era un supereroe, ma uno di noi e riusciva in imprese fuori dal comune, con semplicità – dice Mancuso – Mio marito aveva la capacità di guidare gli altri alla scoperta delle proprie risorse. Considerava l’autodisciplina un elemento fondamentale per qualunque strada si volesse intraprendere. Diceva sempre che ognuno di noi ha il suo Everest da scalare».

La manifestazione del 26 marzo, in prossimità della stazione della funivia dell’Etna a Nicolosi, è stata organizzata in collaborazione con il parco dell’Etna, con l’area metropolitana di Catania, il comune di Nicolosi, la funivia dell’Etna, il club alpino Italiano, gli aeroclub di Catania e di Comiso. 

Graziella Guglielmino

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