Adesso basta. Il vice sindaco, Emilio Arcuri, lo dice prendendo la parola. Subito. A scanso di equivoci. «Questo è l’ultimo o penultimo incontro. Non accettiamo un uso strumentale della vicenda». La questione è quella dei ficus di piazza Castelnuovo, abbattuti tra le proteste di residenti e ambientalisti per fare spazio ai lavori dell’anello ferroviario. Nei giorni scorsi il Comune ha chiesto a Rfi, stazione appaltante, di intercedere presso Tecnis perché si fermasse fino ad un nuovo incontro. La stanza di Villa Trabia che ospita l’assemblea pubblica per discutere del progetto è troppo piccola per accogliere tutti. Le posizioni restano distanti. Da un lato i cittadini, per i quali i lavori dovrebbero fermarsi, dall’altro l’amministrazione Orlando, rappresentata oltre che da Arcuri dall’assessore al Verde, Francesco Raimondo.
«Questo è un progetto da strappare» dice qualcuno, subito un altro cittadino gli fa eco: «Serviva un referendum, invece ci siamo trovati da un momento all’altro con gli operai che segavano gli alberi storici». Poco distante una mamma interviene: «È mancata la comunicazione, abbiamo cantieri aperti e non sappiamo cosa fanno sotto il nostro naso, se la metro, le fogne, l’anello ferroviario». Arcuri prova a distendere gli animi. «Occorre discutere nel rispetto delle diverse posizioni». Perché, ci tiene a precisare più volte durante l’infuocato dibattito, «il Comune non è la controparte. Siamo l’ente beneficiario, la stazione appaltante è Rfi. Noi possiamo unirci ai cittadini, firmare anche una petizione, per chiedere soluzioni alternative». Ma nel caso in cui non ci siano occorre scegliere: o gli alberi o l’anello ferroviario.
Insomma tutta colpa della stazione appaltante, che, ammette il numero due di Palazzo delle Aquile, «non ha valutato con la dovuta attenzione il fatto che non interveniva in piena campagna, ma in una piazza storica, in un tessuto urbano». Adesso, assicura Arcuri «lotteremo con le unghie e con i denti per cercare soluzioni alternative» in grado di salvare i sette ficus rimasti in piedi. Ma la soluzione va trovata «subito, in cinque o sei giorni» perché «non possiamo fermare il cantiere a lungo».
Insomma per il Comune è Rfi che deve essere investita del problema e chiedere un’ipotesi alternativa utile ad evitare il taglio degli alberi. A strettissimo giro di posta. «La nostra posizione è quella di mitigare tutto quello che entra in conflitto nella realizzazione di un’opera, se c’è una posizione alternativa». Se c’è un’exit strategy va percorsa, sembra dire Arcuri. In caso contrario non si possono bloccare i lavori a lungo.
Intanto il caso è approdato a Palazzo dei Normanni. Per giovedì prossimo il presidente della commissione Ambiente, il pentastellato Giampiero Trizzino, infatti, ha convocato sindaco e vertici dell’amministrazione di Palazzo delle Aquile. Un’audizione per fare chiarezza sul taglio degli alberi secolari. «Stop ai colpi di teatro ai danni della collettività – avevano avvertito i deputati M5S -. Il Comune non tocchi più una foglia finché non avrà chiarito nei minimi dettagli il piano dei lavori dell’anello ferroviario e del tram e il piano dei tagli che stanno facendo di Palermo un arido deserto. Nessuno è contro il progresso, ma non si può assolutamente tollerare la barbarie».
Ma Arcuri fa sapere che il primo cittadino con molta probabilità diserterà l’incontro. «C’è un progetto approvato, possiamo prendercela con il Comune se vogliamo, ma ad essere investita del problema deve essere Rfi» ribadisce. Un cittadino protesta: «Quei ficus rappresentano un’immagine storica di quella piazza». Di più gli fa eco un altro: «Non potevano essere toccati senza l’autorizzazione del Corpo forestale». Gli animi si surriscaldano. L’assessore al Verde Francesco Raimondo prova a rassicurare: «La ditta sostituirà tutto il verde». Anche se, ammette, «non conoscevo i dettagli del progetto. Oggi c’è stata una riunione tecnica e ho preso tutta la documentazione». In base al progetto esecutivo i ficus tagliati saranno 11. Buone notizie, invece, per le palme secolari del tempietto della musica: «Ne saranno abbattute tre su cinque, le altre saranno espiantate e reimpiante e avranno un margine di sopravvivenza del 90%». Rassicurazioni non sufficienti a rasserenare la platea. A giudicare dai fischi e dalle urla.
E Filippo Occhipinti, capogruppo di Idv a Sala delle Lapidi, annuncia: «Sono pronto a presentare, insieme ai cittadini che lo stanno predisponendo, un esposto al procuratore della Repubblica di Palermo per accertare eventuali reati penali contro l’ambiente e i monumenti della città nell’ambito del progetto dell’anello ferroviario. Piazza Politeama è troppo importante per non tentare tutte le strade possibili».
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