Il copione è lo stesso che gli inquirenti si sono ritrovati in mano in queste settimane, ma dalle parti di piazza Verga il sentimento più diffuso non è di certo la noia. L’inchiesta sulla corruzione in Anas continua a espandersi a macchia d’olio, con nuovi nomi che vanno ad allungare la lista di imprenditori che avrebbero fatto parte del sistema. Un’adesione che sarebbe passata per il pagamento di tangenti ai funzionari del centro compartimentale di Catania.
Davanti al gip Giancarlo Cascino si è svolto oggi l’interrogatorio di Gaetano Trovato, l’ultimo dei dipendenti Anas a essere arrestato nel secondo capitolo dell’inchiesta Buche d’oro, condotta dalla guardia di finanza di Catania e coordinata dal pm Fabio Regolo. A comparire davanti al giudice per le indagini preliminari sono stati anche gli altri funzionari arrestati: Giuseppe Romano, Giuseppe Panzica e Riccardo Contino. Anche Trovato, così come chi lo ha preceduto, ha confessato di essere stato foraggiato dagli imprenditori. Interessati ad avere la compiacenza dei tecnici Anas al momento dei controlli nei cantieri onde evitare, per dirla con le parole dell’imprenditore Salvatore Truscelli, di imbattersi in qualcuno di troppo «fiscale». Qualcuno che ricordasse agli operai, ad esempio, quanto previsto nei capitolati d’appalto.
A operare come Truscelli, ripreso in estate a consegnare una parte di tangente a Panzica e Contino all’interno degli uffici di via Basilicata, sarebbero stati in tanti. Nei giorni scorsi ai domiciliari sono finiti il palermitano Pietro Iacuzzo, il nisseno Roberto Priolo e l’agrigentino Calogero Pullara. Ma la rosa è foltissima ed è destinata a crescere: secondo quanto trapela, questa mattina Trovato avrebbe tirato in ballo altri imprenditori coinvolti nel sistema. Dichiarazioni che, una volta di più, confermano l’ipotesi già ventilata di un terzo blitz in programma.
Il lavoro dei magistrati per il momento si è concentrato nella fase successiva all’aggiudicazione dei lavori. Ma non è escluso che prossimamente l’attenzione, con l’eventuale coinvolgimento di altre procure, possa spostarsi anche alle gare d’appalto. Il sospetto, infatti, è che la corruzione possa annidarsi anche a monte. Tra offerte con ribassi talmente alti da non poter consentire un’esecuzione degli interventi a regola d’arte.
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