Arriva un altro scossone all’interno della già fragile situazione in cui si trova in questo momento l’azienda dei trasporti locali di Catania. Dopo il suo recente arrivo nel consiglio di amministrazione, il dirigente Domenico Drago ha presentato le sue dimissioni al tavolo del presidente Carlo Lungaro. «Motivi personali» giura a MeridioNews il vertice della partecipata ma, all’interno dell’azienda, c’è chi non la pensa così e ricollega la vicenda alla crisi di cassa che, da anni, investe Amt. A essere maggiormente destabilizzati, com’è prevedibile, sono i lavoratori che, attraverso le sigle sindacali, hanno bollato il passo indietro come una «mossa inquietante». «Se prima eravamo preoccupati e consapevoli della gravità della situazione – scrivono in una nota Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti e Ugl trasporti – adesso siamo seriamente impauriti per quello che di qui a breve potrà accadere». A loro si unisce anche le sigle autonome Faisa–Cisal e Fast–Confsal secondo le quali, la scelta di Drago, «non fa altro che trascinare la società in un’ulteriore condizione di precarietà» scrivono i due segretari provinciali Romualdo Moschella e Giovanni Lo Schiavo.
«Su questa vicenda rimaniamo negativamente colpiti dal silenzio del sindaco – scrivono quest’ultimi – che aveva assunto l’impegno di convocarci a fronte di una situazione drammatica che la politica locale, miope ed assente, non solo non riesce a governare ma che conferma come essa sia supina e distante dai lavoratori e dai cittadini, ai quali, dovrebbe essere garantito il diritto alla mobilità». Per questi motivi i sindacati si dicono «costretti a effettuare un’altra battuta di sciopero di otto ore, venerdì 5 maggio, dalle 10 alle 18», e mobilitarsi in un corteo da via Sant’Euplio alla sede della prefettura.
Ciononostante Lungaro assicura che le ragioni che hanno spinto Drago a lasciare sono strettamente private. «Ho voluto io che Drago arrivasse qui in azienda – spiega a MeridioNews – certamente sapevo che aveva una situazione familiare particolare ma speravo si potesse risolvere tutto. In questi giorni ha avuto un problema fisico – continua il presidente – era disperato ma non poteva continuare. A chi parla di problemi di altra natura posso assicurare che non c’entrano nulla – conclude – Abbiamo difficoltà finanziare questo sì, ma questo fatto è arrivato su di noi come un fulmine a ciel sereno».
Secondo alcune voci interne alla partecipata però, a pesare in particolar modo su questo passaggio, ma anche su altre vicende, ci sarebbe la capacità della dirigenza di chiudere la situazione dei crediti che Amt vanta nei confronti del Comune di Catania e della Regione. Ottenendo queste risorse economiche si riuscirebbe infatti a pensare a piani di rientro concreti per appianare i debiti con i fornitori che porterebbero l’ossigeno necessario ad uscire dallo stallo. Durante l’anno appena trascorso la vecchia amministrazione guidata da Puccio La Rosa era riuscita ad ottenere due milioni e 300mila euro provenienti dal riconoscimento del cosiddetto doppio taglio del chilometraggio, ma mancherebbero all’appello ancora diversi milioni di euro. Tuttavia, c’è anche chi considera la frattura molto più profonda e riconduce il problema alle origini della società per azione, nata già morente, con un debito di circa 50 milioni di euro proveniente dalla vecchia municipalizzata.
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