«È una truffa a discapito dei lavoratori Amt». L’attacco è dei sindacati autonomi Fast-Confsal e Faisa-Cisal guidati da Giovanni Lo Schiavo e Aldo Moschella, e si riferisce all’accordo firmato tra il Comune di Catania e le sigle Cgil, Cisl, Uil, Ugl. Sono queste infatti le parti che si sono incontrate per cercare di tamponare la crisi dell’Azienda metropolitana trasporti etnea che va avanti ormai da mesi. Un appuntamento preso forse pure in virtù dello sciopero di 24 ore dei dipendenti annunciato dalle sigle autonome per il 13 settembre. «La protesta chiarirà le idee al sindaco Enzo Bianco», dice Lo Schiavo. «Sui problemi ha prevalso la responsabilità. Auspichiamo che anche quei sindacati firmino il documento», afferma tramite una nota il primo cittadino etneo.
Gli obiettivi dell’atto sono la collaborazione tra le parti affinché palazzo degli Elefanti ottenga due cose: l’equilibrio economico e quattro milioni di euro dalla Regione Siciliana per allineare il proprio servizio a quello offerto dalle altre città italiane. Un punto, il primo, che ente e sindacati decidono di perseguire attraverso la riduzione delle attuali 50 linee a 35, il miglioramento della viabilità e il trasferimento – entro novembre – degli uffici nello stabilimento di Pantano d’Arci. Il trasloco dovrebbe fare risparmiare alla ditta circa un milione di euro di affitto. Ma non è finita perché l’accordo prevede pure il rinnovo del parco macchine con la consegna di nove autobus entro il 2016 e l’acquisto tramite fondi Pon Metro di 45 mezzi entro marzo 2017. Uno stock di vetture che dovrebbe essere ulteriormente ampliato entro il successivo mese di giugno, quando pare sia previsto l’arrivo di altri 50 autobus.
Non manca nemmeno la voce relativa alla razionalizzazione dei posti di lavoro e la lotta all’evasione. Punti che per Lo Schiavo rappresentano «un modo per aggirare i problemi considerato che nel documento – dice – manca un piano di rientro economico, al debito del Comune nei confronti dell’azienda e a una rimodulazione ragionata delle linee in virtù invece di un taglio netto di 15 unità». Sulla scorta di queste considerazioni «non firmeremo mai l’accordo perché a differenza di altri siamo persone serie, ci siamo intestati la battaglia dei lavoratori e non ci pieghiamo», conclude il referente di Fast-Confsal. Per mercoledì prossimo, nel frattempo, la ditta ha fissato l’assemblea dei soci, riunione all’interno della quale verrà stabilito quale dirigente subentrerà al presidente dimissionario Carlo Lungaro.
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