Amianto, in Sicilia un centinaio di morti nel 2015 «Siamo colonia delle industrie più pericolose»

Di amianto si muore e si continua a morire. In Italia, in Sicilia. Quel che è peggio è che i numeri – terribili anche se parziali – non riescono a raccontare tutta la realtà. C’è chi la definisce la strage silenziosa. Secondo i dati diffusi dalla Cgil solo nel 2015 sono stati un centinaio i decessi collegati al minerale cancerogeno, tremila in tutto il Paese. In Sicilia le stime indicano una presenza di amianto pari a 50 milioni di metri quadri, pari a centinaia di migliaia di tonnellate di un materiale che andrebbe individuato, rimosso e smaltito. 

Perchè a distanza di 24 anni dalla messa in fuorilegge dell’amianto si debba parlare di previsioni e non di dati certi sulla presenza e sulle conseguenze dell’esposizione lo spiega l’avvocato Ezio Bonanni, fondatore nel 2008 dell’Osservatorio Nazionale Amianto. L’associazione, come si legge nella scheda di descrizione, nasce «al fine di raccogliere la sofferenza, il disagio e le difficoltà dei lavoratori esposti e vittime dell’amianto e di altri agenti patogeni, e dei loro familiari». Per il legale «basta pensare ad alcuni luoghi dove è ancora diffusissimo l’amianto: scuole, ospedali, caserme. Sono tutti posti – spiega Bonanni – dove le responsabilità dello Stato sono evidentissime. Si presenta come un Moloch indistruttibile che ha sacrificato la salute umana in nome del profitto. Ecco perchè la mancanza di trasparenza, siamo di fronte ad una mafia di Stato». 

Senza dimenticare i mille usi privati che dell’amianto sono stati fatti. Nell’isola poi si hanno altissime concentrazioni nei tre grandi (ex) poli petrolchimici: Milazzo, Augusta-Priolo-Siracusa e Gela. «La Sicilia è stata colonia delle industrie più pericolose che il Nord non voleva – è la teoria di Bonanni -. Con sede a Milano e fatturato in Sicilia. Attraverso un potere finanziario e di lobby che si è rivelato più pericoloso di quello criminale. Quella di Gela ad esempio è tra le situazioni più vergognose a livello mondiale». Anche qui però mancano dati certi sulla quantità di amianto presente. In questo modo l’Osservatorio si è dovuto arrangiare in altro modo. 

Ad esempio guardando ai dati, questi sì ufficiali anche se non recentissimi, di chi ha contratto il tumore del mesotelioma: una patologia mortale causata soltanto dall’amianto. In Sicilia sono stati registrati fino al 2011 un totale di 1.084 casi (dati del quinto rapporto mesoteliomi), con i casi che sono andati in continua progressione. Si riscontra una maggiore incidenza nella provincia di Siracusa, soprattutto per la presenza dell’eternit, la miscela di cemento e amianto diffusissima nei petrolchimici. Mentre per quel che riguarda la provincia di Palermo l’associazione collega la maggiore incidenza alla presenza dei cantieri navali e delle installazioni militari. Alti tassi pure nella città di Biancavilla, nel Catanese, secondo l’Osservatorio dovuti alla presenza di «fluoroedenite, fibre asbestiformi che in tutto e per tutto debbono essere considerate amianto, oltre che in tutte le installazioni industriali della provincia etnea». 

Negli ultimi tempi l’Ona ha deciso di dotarsi di due siti. Il primo,Repacona.it, permette ai cittadini e alle istituzioni di segnalare, anche in forma anonima, i casi di mesotelioma e delle altre patologie correlate all’amianto. Il secondo, Guardianazionaleamianto.it, permette di segnalare la presenza di amianto sul territorio. Un obiettivo, quest’ultimo, previsto anche dalla legge regionale 10 del 29 ottobre 2014 che prevedeva l’istituzione di un Registro pubblico degli edifici, degli impianti, dei mezzi di trasporto e dei siti con presenza certa o con conclamata contaminazione da amianto. Il registro è stato istituito, con ritardo rispetto ai tempi previsti, solo lo scorso mese

Adesso tocca ai Comuni redigere i relativi piani. Mentre i cittadini attendono che il portale della Regione siciliana venga aggiornato e reso più fruibile. Al momento chi volesse segnalare all’Arpa Sicilia l’eventuale presenza di manufatti e di siti contenenti amianto può farlo attraverso un link dove è possibile scaricare una scheda di autonotifica da inviare poi alle strutture territoriali di Arpa. Una procedura che appare non immediata e di difficile individuazione.

Andrea Turco

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