Ambiente, Catania città insostenibile Troppe auto e sprechi di risorse

La XIX edizione del rapporto Ecosistema Urbano impiega 25 indici tematici basati su una settantina di indicatori primari (ed oltre 120 parametri) per confrontare tra loro 104 capoluoghi di provincia italiani. L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria di Ecosistema Urbano XIX copre tutte le principali componenti ambientali presenti in una citta?: aria, acque, rifiuti, trasporti e mobilità, spazio e verde urbano, energia, politiche ambientali (pubbliche e private). Tali indicatori consentono di valutare tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacita? di risposta e di gestione ambientale. Inoltre, come già nelle passate edizioni, viene premiato il tasso di risposta della pubblica amministrazione al questionario inviato da Legambiente (sia in termini di schede consegnate, sia in termini di effettive risposte fornite), che vale fino ad un massimo di due punti percentuali del punteggio totale finale.

Nell’edizione di quest’anno si è cercato di contenere al minimo le modifiche agli indici di Ecosistema Urbano, dopo gli importanti cambiamenti dello scorso anno, tra cui il più significativo era stata la suddivisione delle le città in tre gruppi omogenei per dimensione demografica (15 città grandi con piu? 200.000 abitanti; 44 città medie con popolazione tra 80.000 e 200.000 abitanti; 45 città piccole con meno di 80.000 abitanti).

Come negli anni precedenti, gli indici di Ecosistema Urbano sono normalizzati impiegando funzioni di utilità costruite sulla base di alcuni obiettivi di sostenibilita?.
In tal modo i punteggi assegnati su ciascun indicatore identificano, in parole semplici, il tasso di sostenibilità della città reale rispetto ad una città ideale (non troppo utopica: una citta? che avesse ottenuto il decimo miglior valore su tutti gli indicatori avrebbe conseguito circa il 90% dei punti totali). Per ciascun indicatore è costruita un’apposita scala di riferimento che va da una soglia minima (che può essere più bassa o più alta del peggior valore registrato), al di sotto della quale non si ha diritto ad alcun punto, fino a un valore obiettivo (che può essere invece più alto o più basso del miglior valore registrato) che rappresenta la soglia da raggiungere per ottenere il punteggio massimo. In base a questo criterio è quindi possibile che, in certe situazioni, nessuna cittò raggiunga il massimo o il minimo dei punti.

Molto dettagliata è la descrizione tecnica su come sia stata stilata la classifica e vi rimando a questo link per gli opportuni approfondimenti.

Analizziamo i dati relativi a Catania che avendo 293 mila abitanti è tra le 15 grandi città. Spicca sempre il dato impressionante di automobili per abitante che a Catania si attesta sul dato di 72 auto ogni 100 abitanti (tra le grandi città siamo all’ultimo posto) con una media nazionale che cresce dallo scorso anno ad oggi seppur di pochissimo (63,8 auto ogni 100 abitanti, contro le 63,7 della scorsa edizione). Il numero di automobili appare quasi ovunque inversamente proporzionale all’offerta di trasporto pubblico: è più basso nelle grandi città (con la vistosa eccezione di Roma e Catania), dove l’offerta di mobilità pubblica è tendenzialmente maggiore, rispetto alle città di medie e piccole dimensioni. Mi chiedo come l’amministrazione comunale dia la possibilità di esporre automobili in centro storico affittando le piazze più belle della città alle case automobilistiche solo per fare cassa non curandosi di questo dato molto preoccupante. Il cittadino d’altro canto da un alto dimostra di avere del denaro da investire nella mobilità (la gestione economica di un mezzo privato è alle stelle toccando cifre che si attestano intorno ai 7 mila euro l’anno) ma dall’altro non si rende conto di quanto tempo prezioso della sua vita butta all’interno di una scatoletta per colpa di una cattiva gestione della cosa pubblica.

Il dato sul trasporto pubblico è comunque scarso visto che abbiamo solo 70 passeggeri trasportati l’anno e siamo al 12° posto su 15 (le ultime sono tristemente Palermo, Bari e Messina). La percorrenza annua per abitante del trasporto pubblico (kM-vetture/ab) è di 33 con una posizione di 9 sempre su 15 con un dato medio di circa 60 ed un valore massimo di 83 registrata da Milano. L’indice sintetico mobilità sostenibile (con valori da 0 a 100) ha lo scopo di misurare la capacità, da parte delle amministrazioni comunali, di attivare un ventaglio di strumenti che favoriscano lo sviluppo della mobilita? sostenibile (presenza di autobus a chiamata, controlli varchi ztl, presenza di Mobility Manager, car-sharing, piano spostaMenti casa-lavoro, pedibus/bicibus). L’indice per Catania è di 33,3. Il tasso di motorizzazione relativo ai motocicli, pur rappresentando una soluzione alla congestione del traffico, costituisce comunque una pressione sulla qualita? ambientale delle città italiane. Valori al di sopra dei 20 motocicli/100 ab,  sono raggiunti solamente da Livorno (25) Pesaro (23), Catania (22), Rimini e Siena (a quota 21).

L’estensione pro capite della superficie stradale pedonalizzata (Mq/ab).
Anche in questa XIX edizione l’estensione media delle isole pedonali presenti nei comuni italiani rimane invariata rispetto a quella degli scorsi anni attestandosi a 0,34 m2 per abitante. Catania è al 12° posto con un valore di  0,17 m2 per abitante. Ai fini della costruzione di questo indicatore si è deciso di considerare solo quelle Zone a Traffico Limitato istituite per tutti i giorni della settimana, con una durata superiore alle otto ore diurne ed estese a tutte le tipologie di veicoli. La media della totalità dei capoluoghi italiani si attesta leggermente al di sotto dei 3,5 m2 per abitante, un dato che segna un trend di crescita rispetto allo scorso anno. Catania è al 9° con un valore di 0,42 m2 per abitante.

Per costruire un indicatore in grado di valutare l’offerta ciclabile di una città sono stati considerati i chilometri di piste ciclabili in sede propria, i chilometri di piste ciclabili in corsia riservata, i chilometri di piste su marciapiede, i chilometri di piste promiscue bici/pedoni e le zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h. Da quest’anno inoltre sono state richieste anche le piste nel verde (ovvero quei percorsi che non corrono lungo la carreggiata stradale, ad esempio nei parchi, lungo i fiumi, strade bianche, etc.) al fine di poter meglio distinguere le piste con un uso urbano e quotidiano da quelle ricreative. Queste informazioni, opportunamente pesate, hanno concorso a formare l’indice di “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti . Catania è al 11° con un valore di 0,72  (M_eq/100 ab).

L’indice sintetico di ciclabilità (con valori che vanno da 0 a 100) misura la capacità delle amministrazioni comunali di predisporre una serie di strumenti che favoriscano la mobilita? ciclabile. Siamo infatti consapevoli che le piste ciclabili da sole non siano sufficienti a rendere una citta? amica delle biciclette.  L’indice 0-100 valuta con punteggio i seguenti indicatori: presenza biciplan, ufficio biciclette, segnaletica direzionale, cicloparcheggi di interscambio, bicistazione, sensi unici eccetto biciclette, contrasto furti, bike-sharing. Catania è al 9° con un valore di 39,51.

I consumi elettrici domestici calcolati come (Consumo elettrico annuale pro capite per uso domestico (kWh/ab)  Catania è drammaticamente al 14° con un consumo di 1.328  (kWh/ab); questo ovviamente pesa sulle tasche dei Catanesi. Per quanto riguarda le energie rinnovabili e teleriscaldamento – solare termico misurato in metri quadrati installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti (Mq/1.000 ab) – Catania è al 1° posto con 4,80 Mq/1.000 ab.

Per il dato sulle energie rinnovabili e teleriscaldamento – solare fotovoltaico misurato in kiloWatt installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti (kW/1.000 ab) – incredibilmente Catania, Messina e Palermo sono rispettivamente al 12° 13° e 15° posto, pur essendo le città più a sud d’Italia ed avendo la possibilità di produrre più energa a parità di superficie esposta al sole.

L’indice politiche energetiche (indice 0-100) composto da: introduzione di incentivi economici e disposizioni sul risparmio energetico e/o diffusione fonti energia rinnovabile; semplificazione della procedura per l’istallazione di solare termico/fotovoltaico; attuazione di attivita? di risparmio energetico; presenza di energy Manager; acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile; realizzazione banca dati edifici certificati; realizzazione audit energetici. Catania è tristemente ultima in classifica.

Certificazioni ambientali: iso 14001.
(N° certificazioni Iso 14001/1.000 imprese attive – valore provinciale; fonte Sincert e Infocamere, 2012). Siamo tristemente ultimi in classifica.

Pianificazione e partecipazione ambientale.
Molto interessante questo indice che si misura con un valore massimo di 100 ed è composto da: progettazione partecipata, bilancio ambientale e sociale; redazione della Zonizzazione acustica, del Piano Urbano del Traffico (PUT), del Piano Energetico Comunale (PEC) e del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES); fonte: censimento Ecosistema Urbano XIX e ISTAT, Indicatori ambientali urbani 2011, www.eumayors.eu. L’indice sintetico “Pianificazione e partecipazione ambientale” (da 0 a 100) verifica il livello di pianificazione attraverso la redazione di diversi strumenti, quali: la Zonizzazione acustica; il Piano Urbano del Traffico (PUT); il Piano Energetico Comunale (PEC); il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). Quest’ultimo piano è stato introdotto solo l’anno scorso per valorizzare quelle amministrazioni comunali che si sono impegnate a ridurre le proprie emissioni di CO2 equivalenti secondo quanto indicato dal Patto dei sindaci promosso dall’Unione Europea.

In merito alla capacita? delle pubbliche amministrazioni di adottare iniziative di informazione e coinvolgimento attivo dei cittadini nei processi legati alla sostenibilita?, l’indice considera anche la realizzazione di ulteriori politiche e azioni:
percorsi di progettazione partecipata; la redazione del bilancio ambientale o del rapporto ambientale; la redazione del bilancio sociale. Anche in questo caso Catania è  ultima in classifica e mi viene da pensare al recente piano urbano del traffico pubblicato dal Comune qualche giorno fa, composto da 5mila pagine con la richiesta ai cittadini di modificarlo e meglio di proporre modifiche in un mese al massimo. Questa è la partecipazione che il Comune crede di portare avanti, ed infatti siamo ultimi in classifica! Segnalo che le città come  Bologna, Firenze, Padova e addirittura Roma hanno avuto un valore pari a 100 in termini di partecipazionze, con le prime tre che per dimensioni sono molto simili a Catania.

Indice eco Management (indice 0-100) composto da: utilizzo di carta riciclata negli uffici comunali; auto comunali ecologiche; prodotti equo e solidali; certificazione ambientale del Comune; raccolta differenziata all’interno del Comune; procedure di acquisto verdi per le forniture del Comune. Catania è all’11° posto con un indice pari a 24.

Qualità dell’aria buona in città anche se di recente sono state ridotte le centraline per le misurazioni ed il dato di un alto numero di automobili per abitante cozza un po’ con questi risultati. Forse il mare ci aiuta a pulire l’aria

Acqua.

Consmi idrici domestici, consumi giornalieri pro capite di acqua potabile per uso domestico (l/ab); fonte: ISTAT, Indicatori ambientali urbani 2011.

I dati sui consumi idrici domestici sono tratti dalle ultime rilevazioni del Rapporto Indicatori ambientali urbani (ISTAT 2012, su dati 2011) e sono disponibili, quindi, per tutti i capoluoghi di Ecosistema Urbano. I consumi idrici domestici dell’81,7% delle città si collocano in un range che va dai 100 ai 200 litri per abitante al giorno, mentre nessuna di esse supera i 250 litri pro capite al giorno. Solamente in una città (Agrigento) si rileva un valore inferiori a 100 litri (96,21), mentre il Comune con il maggiore consumo è Lodi, che conta 239,78 litri per abitante al giorno e anche Catania supera i 230 l/ab giorno (ultimi in classifica tra le città d’Italia). Il valore medio (ponderato) dei consumi domestici tra tutti i capoluoghi è pari a 164,55 litri al giorno pro capite. Questo dato è allarmante perché vuol dire che per sollevare tutta questa acqua dalle sorgenti e portarla fin dentro le nostre case, la Sidra deve impiegare tantissima energia in più per garantire queste quantità di acqua (in realtà la Sidra solleva il 41% in più di acqua visto che l’acqua si disperde lungo il suo cammino). Così la Sidra e noi cittadini paghiamo bollette energetiche elevatissime che faranno collassare il sistema. Urge una campagna di sensibilizzazione sulla riduzione degli sprechi domestici dell’acqua.

Dispersione della rete (differenza percentuale tra l’acqua immessa e quella consumata per usi civili, industriali e agricoli); fonte: censimento Ecosistema Urbano XIX. Catania è al 12° posto con una dispersione del 41% (Palermo è al 13° posto con  il 52% di dispersione e Trieste al 14 con un 56%, segno che in alcune cose Nord e Sud sono tristemente vicine).

Capacità di depurazione (indice composto dalla percentuale di abitanti allacciati agli impianti di depurazione, giorni di funzionamento dell’impianto di depurazione, capacita? di abbattimento del COD); fonte: censimento Ecosistema Urbano XIX.

L’indicatore si compone prendendo in considerazione diverse tipologie di dato: gli abitanti allacciati al servizio di depurazione; il numero dei giorni di funzionamento dell’impianto di depurazione; l’eventuale superamento della soglia di 125 mg/l in uscita della domanda chimica di ossigeno (COD = Chemical Oxygen Demand); l’efficienza di depurazione (ovvero il rapporto tra COD in uscita e COD in ingresso). Catania è ultima con un 22% di capacità depurativa, questo probabilmente dovuto al fatto che il depuratore, che al momento è sovradimensionato perchè depura l’acqua proveniente dal 20% della città, riceve sia le acque nere che le acque piovane, cosa che di fatto fa diluire l’acqua non consentendo all’impianto di depurare come da progetto.

Rifiuti: produzione di rifiuti Urbani (produzione annua pro capite di rifiuti urbani (kg/ab); fonte: censimento Ecosistema Urbano XIX). E’ noto come la produzione di rifiuti rappresenti una delle pressioni ambientali maggiori delle nostre città, non solo dove sono scoppiate delle vere e proprie emergenze legate alla loro raccolta e smaltimento, ma anche in quelle condizioni che rientrano nella norma. Proprio per questo motivo la riduzione della produzione dei rifiuti è un obiettivo importante presente in tutti i documenti e nelle politiche europee e nazionali. Anche qui siamo gli ultimi tra le grandi città con una produzione pari a 762,4 kg/ab.anno contro una media di 567,6. Anche questo dato è preoccupante perché è insiegabile. E’ come se la città avesse il 40% in più di abitanti. Ora, è vero che ci sono molti studenti ma anche nelle altre città ci sono. Quindi probabilmente in discarica viene assegnato rifiuto che non è direttamente proveniente dalla città.

Rifiuti: raccolta differenziata (percentuale di rifiuti differenziati, frazioni recuperabili, sul totale dei rifiuti urbani prodotti; fonte: censimento Ecosistema Urbano XIX).

La percentuale di raccolta differenziata (RD) sul totale dei rifiuti urbani nel 2011 si è attestata su un valore medio (ponderato) di 37,96% che rappresenta un notevole incremento rispetto al 31,97% riscontrato nella scorsa edizione di Ecosistema Urbano. Tuttavia anche quest’anno i dati testimoniano che il raggiungimento degli obiettivi di legge è ancora lontano: quello per il 2011, fissato al 60%, è stato raggiunto solo da 12 città, mentre la soglia prevista per il 2010 (55%) è stata toccata da altri sette capoluoghi di provincia. Anche in questo caso siamo ultimi per percentuale di RD con un dato pari al 7,8%, dato più basso di quello comunicato dal Comune di Catania qualche mese fa che attestava invece il dato intorno al 12%. E’ proprio il caso di dire che il comune dà i numeri!

La classifica finale che si misura in percentuale e che riassume tutti i dati sopra riportati attesta Catania al terz’ultimo posto, come l’anno precedente, con una percentuale pari al 25,6% in triste compagnia di Palermo e Messina. Questo è un importante documento di valutazione dell’operato delle amministrazioni, a prescindere dalla educazione o meno del cittadino. L’immagine che viene fuori del Comune di Catania è quella che si riscontra girando in città. Cioè caos, disorganizzazione e totale disinteresse nei confronti delle esigenze del cittadino. Della serie: il persce puzza dalla testa. L’anno prossimo ci saranno le elezioni in molti comuni d’Italia ed alcuni amministratori si ricandideranno, pensiamo a questi dati quando andremo a votare e pensiamo a quanto non è stato fatto.

Redazione

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