La decisione dei sindacati Cobas, Ugl e Faisa-Cisal è stata presa dopo l’ennesima richiesta d’incontro con l’azienda andata a vuoto. I rappresentanti dei lavoratori avrebbero voluto discutere del contratto di servizio, del piano industriale, dei nuovi turni di lavoro, del parco mezzi, dell’avvio del tram e dell’organizzazione del servizio di segnaletica stradale. Proclamato oggi lo stato di agitazione dei dipendenti dell’Amat, l’azienda di trasporto pubblico di Palermo.
«Nonostante le nostre sollecitazioni – spiega Antonino La Barbera, segretario regionale dei Cobas settore trasporti – i vertici dell’Amat hanno fatto orecchie da mercante. Non si possono lasciare i lavoratori al buio in un momento in cui l’azienda si appresta a fare dei cambiamenti che andranno ad incidere su tutta la catena produttiva».
Chiedono garanzie sulla salvaguardia dei livelli di retribuzione, «Gli autisti – continua il sindacalista – dovrebbero farsi carico di un nastro lavorativo che supera le 10 ore. A questo si aggiunge un parco mezzi sempre più carente: lo scorso 2 novembre sono uscite in strada soltanto 168 vetture. I nuovi 18 bus sono una goccia nell’oceano».
I sindacati poi puntano il dito contro “l’immobilismo del Comune” in riferimento al contratto di servizio e al piano industriale e sollevano dubbi sul tram e sull’impatto economico sui conti dell’Amat. «Lo scorso 4 agosto – ricorda La Barbera – l‘assessore Catania dava per certa l’approvazione del contratto di servizio entro settembre. Nulla però ancora si muove. Idem sul piano industriale, in cui è previsto che il tram si finanzi con gli introiti della ztl». «Inoltre – aggiunge afferma Corrado Di Maria, segretario provinciale Ugl Autoferrotranvieri – c’è l’assoluta mancanza di chiarezza sul futuro sistema dei trasporti – . Legare il tram agli introiti della ztl è un azzardo. Inoltre, se è vero che non esiste ancora un contratto di servizio integrato ferro-gomma e nemmeno risorse aggiuntive da parte della Regione, il rischio è che il tram diventi una palla al piede per l’azienda».
Emanuele Giannilivigni, segretario regionale Faisa-Cisal ha evidenziato invece l’aspetto legato a quanto sollevato dalla Corte dei Conti sulla questione dei disallineamenti con le aziende partecipate che riguarda pure Amat.« Un quadro a tinte fosche – conclude – aggravato dal fatto che non si riescono a produrre ricavi. C’è un calo nella vendita di biglietti e abbonamenti, per non parlare della segnaletica stradale: a fronte di uno stanziamento di 3,6 milioni da parte del Comune, l’azienda riesce a fatturare servizi solo per 2,1 milioni».
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